Anche in tempi di coronavirus si può e si deve fare ironia. Nella drammaticità di queste ore, l’unica arma a disposizione, che non conosce confine e non conosce tempo, è la sottile arma dell’ironia.
Nei giorni scorsi è “passato” su WhatsApp, di gruppo in gruppo, un’improbabile quanto spassosa conversazione avvenuta al telefono tra un pesciatino (P) e il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (C).
L’artefice è Roberto Bartolini che di poesie ironiche ne ha scritte altre…
P) Buongiorno Conte, sono un pesciatino.
C) Ma senti…ci son stato da piccino!
Andammo a mangia’ i funghi da Sandrino.
Davvero proprio un gran bel posticino.
P) Giuseppe, aspetta, ‘un mi cambia’ discorso,
di quel che c’ho da dir segui il percorso…
Per caso, nella testa ti balena
di quando finirà la quarantena?
C) Mi spiace pesciatino, so ben poco,
Io, di saper qualcosa pure invoco
dai tanti luminari c’ho dintorno.
Se aspetti vo’ a senti’ e poi ritorno.
…
C) Per ora resta a casa, dammi retta,
il mio decreto, ligio, tu rispetta.
E dillo pure al Domo e alle Capanne,
È meglio ave’ paura che toccanne!
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