CAPORALATO, fino a 84 ore di lavoro alla settimana. In carcere 49enne cinese

La Polizia di Stato – Squadra PAS del Commissariato di Montecatini Terme – ha arrestato un cittadino cinese per il reato di sfruttamento del lavoro, il cosddetto caporalato.

Le indagine sono state avviate a seguito di una denuncia ricevuta da una donna (anch’essa di origine cinese) che – lavorando senza regolare contratto in un’azienda di produzione di borse in pelle – aveva subito un infortunio sul lavoro che ha comportato l’amputazione di una falange di un dito della mano.

Gli agenti di Polizia hanno così avuto contezza delle condizioni di lavoro a cui la donna era sottoposta ed ha immediatamente avviato una conseguenziale attività investigativa.

I lavoratori, da tre a cinuque, lavoravano presso uno stabilimento a Pieve a Nievole dalle 7 alle 21, per sei giorni alla settimana per un totale di circa 84 ore settimanali. Il gestore dello stabilimento è stato individuato in un soggetto di origine cinese, classe 76, regolare sul Territorio Nazionale, con alcuni precedenti di polizia.

Nel dettaglio, è stato constatato che i lavoratori alloggiavano presso la residenza del cinese responsabile, il quale accompagnava gli operai in azienda a bordo di un proprio mezzo (al netto di una lavoratrice che invece dormiva all’interno dello stabile commerciale), per poi essere riportati in abitazione alla fine della giornata di lavoro.

La Squadra PAS, in ottemperanza a quanto disposto dall’Autorità Giudiziaria, ha eseguito una perquisizione presso lo stabile aziendale e presso l’abitazione dell’indagato unitamente al Nucleo Ispettorato del Lavoro dell’Arma dei Carabinieri, all’USL Toscana Centro e all’ARPAT.

Nel contesto dell’attività perquisitoria all’interno del plesso aziendale è stata effettivamente riscontrata la presenza di un materasso e di coperte utilizzate dalla lavoratrice per trascorre la notte nel capannone, in un constatato clima molto freddo data l’assenza di riscaldamento.

E’ anche emerso che i lavoratori, tutti di origine cinese, erano privi di qualsivoglia contratto ed avevano pattuito delle paghe palesemente difformi dai contratti collettivi di lavoro ed evidentemente sproporzionate rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato.

Dalle verifiche dell’ARPAT, sono emerse anche delle violazioni in materia di Testo Unico Ambiente in relazione alla disciplina di smaltimento dei rifiuti.

Gravità del fatto, tenuto anche conto delle condizioni particolarmente degradanti in cui operavano i lavoratori, il soggetto ritenuto responsabile è stato tratto in arresto ed il plesso aziendale è stato sottoposto a sequestro.

Il figlio dell’uomo, avente cittadinanza italiana e privo di precedenti di polizia, appurato che in diverse occasioni aiutava il padre nella condotta –in particolare accompagnava i lavoratori dall’appartamento all’azienda e viceversa– è stato denunciato a piede libero per concorso nella medesima fattispecie.