Attività di prostituzione a Pescia? Sembra di no, e menomale, stando almeno alle parole di Marco Rimediotti di Arkè. “Nessuna attività illecita, tantomeno di prostituzione, pensiamo possa essere addebitata alle ragazze nigeriane e somale nelle strutture gestite da Arkè a Pescia”. E’ quanto ha detto il responsabile della cooperativa sociale di Pistoia cui fanno capo decine di strutture in provincia ed oltre 280 extracomunitari ospitati. “A Pescia ne gestiamo due di strutture -ha detto-. Una è nei pressi del Comune. Si tratta di due locali dove sono ospitati otto giovani profughi, tutti maschi maggiorenni senza famiglia. L’altra struttura, quella evidentemente messa sotto accusa da alcune segnalazioni giunte anche alla nostra attenzione, è sul lato est del fiume Pescia. Si tratta di un appartamento messo a disposizione dalla Caritas”. Lì sono ospitate sei donne giovanissime, tra i 18 e i 21 anni. Provengono, appunto, dalla Nigeria e dalla Somalia e sono in Italia da pochissimi mesi. “Come prevede il regolamento, le donne una volta in Italia vengono sottoposte ad un percorso cosiddetto “antitratta” –ha detto Rimediotti- che prevede dei colloqui con formatori sociali e controlli a sorpresa nelle strutture, soprattutto nelle ore notturne”. Le condizioni sono di per sé molto rigide. Le ragazze devono rientrare in casa entro le ore 23 e partecipare ad incontri didattici, 10 ore settimanali, per imparare la lingua italiana. “Altresì, durante il giorno, dalla mattina fino alle ore 18, un nostro operatore visita le strutture per verificare che sia rispettato il regolamento”. Nell’appartamento non può entrare alcun estraneo; nelle settimane scorse è stata anche installata una telecamera per controllare che sia davvero così.
Detto questo, però, le ragazze come pure i ragazzi, sono in assoluto stato di libertà, non hanno commesso alcun reato e pertanto non devono sottoporsi ad alcuna misura cautelativa, sono giovani e belle e “sono altrettanto libere di instaurare ogni tipo di relazione, pur legale, di vestirsi in abiti succinti che non è sempre sinonimo di prostituzione”. Rimediotti auspica la piena collaborazione con i residenti vicini affinchè questi “possano segnalare eventuali comportamenti poco riguardosi e creare le condizioni migliori per una sana convivenza”.