Pistoia è maglia nera in Toscana per la desertificazione commerciale: in dodici anni (dal 2012 al 2024), ha perso il 29,9% dei suoi negozi. Un triste primato, che la colloca inoltre dodicesima a livello nazionale.
Sono i dati diffusi dall’Ufficio Studi di Confcommercio nazionale, che evidenziano una situazione di sofferenza diffusa, all’interno della quale Pistoia risulta il capoluogo nelle condizioni peggiori.
Dopo di lei, infatti, arrivano tutte le altre città: Livorno (-28,5%), Arezzo (-26,2%), Massa (-25,8%), Lucca e Grosseto (-24,3%), Firenze (-23,1%), Pisa (-22,5%), Siena (-21,8%) e Prato (- 15,6%).
Più nello specifico, a Pistoia il commercio al dettaglio è passato da 964 attività complessive a 725, e a risentire maggiormente di questa flessione sono stati i negozi di abbigliamento, calzature, articoli per la casa, giocattoli, librerie, edicole, ferramenta, i banchi del mercato ambulante e le alimentari.
“Un quadro –commenta il direttore di Confcommercio Pistoia e Prato, Tiziano Tempestini– che certifica la situazione in cui versa il nostro capoluogo, descritta nel dettaglio soltanto pochi giorni fa dal presidente Spampani. I numeri evidenziano una condizione di sofferenza acuta, la più drammatica della Toscana, appena fuori dalla top ten negativa a livello nazionale”.
“Se guardiamo al raffronto con una realtà così vicina come Prato, la riflessione diventa ancora più preoccupante. Per quanto, a Prato, l’imprenditoria straniera incida sul dato complessivo, mitigandolo, Pistoia la doppia in termini di chiusure, pur facendo parte di un contesto territoriale assolutamente contiguo. È il segno che certe strategie per contenere la desertificazione hanno funzionato meglio di altre”.