Carneade o Francesco Marchi? Padre di 11 figli e…della partita doppia

L’Istituto Marchi sta progettando in accordo con il Comune di Pescia alcune iniziative per ricordare questo illustre cittadino e soprattutto per farlo conoscere.

E scrive…

Già da qualche giorno una domanda mi frulla per la testa: “Carneade, chi era costui?” ma poi mi accorgo che non siamo nel capitolo VIII dei Promessi Sposi e chi si fa la domanda, non è Don Abbondio che, piegato su un libriccino, si blocca davanti al nome di un filosofo greco di cui non ha mai sentito parlare. Allora mi riprendo e mi chiedo: “Francesco Marchi, chi era costui?”,  sicuramente la persona a cui è stato intitolato l’ Istituto Tecnico che a Pescia tutti conoscono,  appunto Istituto Francesco Marchi, famoso per aver preparato decine di migliaia di studenti nelle discipline economiche ed altro, ma forse, a ben pensare,  questo nome ci ricorda qualcosa di  più, anzi molto di più: un illustre personaggio  nato a Pescia e lì vissuto nell’Ottocento, contabile illuminato e studioso di ragioneria  e di economia, riformatore del sistema della partita doppia ed autodidatta nello studio delle lingue, fra le altre materie, autore di libri e persona insigne nell’ economia locale del tempo. Il suo nome si legge ancora nei testi universitari.

…allora forse è necessario dare risalto a questo degno cittadino proprio nel bicentenario della sua nascita, in quanto uomo virtuoso  e di cultura, affinché tutti ne siano  fieri, mentre dall’alto, nel cielo,  sicuramente brilla la sua stella sulla città di Pescia.

Francesco Marchi, è stato uno studioso di contabilità e ragioneria, riformatore del sistema della partita doppia. Rimase orfano del padre a quattordici anni e dovette impiegarsi come scrivano, poi come cassiere presso la Cartiera Magnani di Pescia.
Nel 1850, si dette alla libera professione di ragioniere, dopo aver compiuto studi da autodidatta in economia e in lingua inglese, francese e tedesca, per poter meglio conoscere le opere di Edmond Degranges e dei suoi seguaci. Nel 1855, lasciò la libera professione e divenne amministratore nella Conceria Baldini di Pescia. Qui portò avanti l’applicazione pratica dei principi conosciuti e ne maturò la critica.

Nel 1867, dette alle stampe, presso la Tipografia FF Giachetti di Prato, la sua opera più famosa I Cinquecontisti, ovvero la ingannevole teoria che viene insegnata negli Istituti tecnici del Regno e fuori il Regno intorno al sistema di scritture a partita doppia e nuovo saggio per la facile intelligenza e applicazione di quel sistema, che lo fece conoscere in tutta Italia e oltre.

Sposato e padre di undici figli, morì nemmeno cinquantenne.