Sono tra i più esperti conoscitori del Palio, coloro che al pari di pochi altri, hanno vissuto la storia del cencio sin dagli esordi. Una loro parola, un loro commento, non può non essere presa in considerazione.
E sono tra i più medagliati: Luca D’Ulivo, arciere della Ferraia, Livio Maraviglia e Fabrizio Pacini, San Michele, e Graziano Mazzoni, Santa Maria.
Livio e Fabrizio furono tra i primi ad entrare nel rione gialloverde, dopo la sua costituzione, nell’agosto 1981. Hanno tirato in 17 e 19 edizioni, e vinto entrambi 4 palii, nel 1985, 1988, 1991 e 1993 e ad oggi risultano i più medagliati del quartiere. Come Graziano Mazzoni, che di sfide con i colori biancorossi ne ha disputate 20, consecutive dal 1981, e ne ha vinte 5, più uno da allenatore. Meglio di loro, Luca D’Ulivo, cuore giallorosso, sin dalla giovanissima età di 16 anni. D’Ulivo, come Adriano Giusti, ha in bacheca 11 cenci, un record.
“Il Palio è una gran bella cosa, da preservare –hanno detto all’unisono-. E’ aggregazione, comunità, un patrimonio della città, un pezzo della sua storia e cultura”.
Eppure, si può far meglio. Il corteggio, ad esempio, è troppo lungo, può annoiare. “La sfilata potrebbe tenersi il sabato sera -hanno detto Maraviglia, Pacini e Mazzoni-, e concentrare alla domenica pomeriggio solo la disfida tra gli arcieri”. Per D’Ulivo, invece, i figuranti potrebbero essere divisi in due gruppi. “I tamburini e gli sbandieratori, già dalle 15 della domenica, potrebbero dare spettacolo in piazza Mazzini. Gli arcieri, le dame ed altri figuranti percorrere le vie della città”. Bella idea! In questo modo tutti sarebbero accontentati. Chi per ore se ne sta in tribuna in piazza Mazzini ad aspettare il tiro degli arcieri e chi invece intende seguire il corteggio per le vie del centro.
“Un tempo i Rioni erano un vero e proprio centro di aggregazione sociale. I giovani residenti in quel quartiere trascorrevano giornate intere nel Rione. Oggi è un pò diverso. I ragazzi, che pur sono tantissimi, sono sollecitati anche da tanti altri eventi o sport”.
Quanto al tiro, l’arco attualmente utilizzato, il lombò, da più spazio alla sorte piuttosto che alla tecnica.