Tempo di bilancio per la Cestistica: parola al tecnico Dari

Si è chiusa domenica a Bottegone la stagione della Cestistica; mesi difficili ma altrettanto esaltanti grazie ai “ragazzini terribili” guidati dal coach Dari. Una compagine giovane con Jacob Niccolai, 1998, il più “anziano” fino ai  nati 2005, esordienti nelle ultime uscite. Ne abbiamo parlato con il trascinatore Stefano Dari, responsabile tecnico della Cestistica che ha guidato ad interim la squadra ci racconta i risvolti di questa esperienza.

È stato un momento davvero bello ma non nascondo che mi ha prosciugato – esordisce il coach labronico – perché si è trattato di un impegno aggiuntivo rispetto ai molti incarichi che ricopro in seno all’area tecnica societaria e che ho continuato a svolgere con il massimo dell’attenzione. Ne è venuto fuori un carico di lavoro enorme che ho svolto con piacere ma con grande fatica

Cosa le ha lasciato questo frammento di stagione così importante?
Sul piano tecnico è stato un percorso di sperimentazione interessantissimo. Sul piano personale mi sono divertito veramente tanto.

Quindi ne è valsa la pena patire un po’ di stanchezza?
Assolutamente Si. Non potevo tirarmi indietro per rispetto a una dirigenza che sta facendo sforzi incredibili in un momento difficile per tutti nel nostro settore.

Cosa le ha pesato particolarmente?
Pesato niente perché fare basket è un privilegio e non un peso. È logico che quotidianamente dopo molte ore in palestra e in treno, arrivare a casa e lavorare fino a notte fonda tra video, scouting e preparazione di tutta la parte tattica per le partite e gli allenamenti è una cosa che alla lunga ti spreme di energie nonostante la nostra ottima organizzazione mi abbia supportato.

L’importanzs dello staff è stato senza dubbio importante
Senz’altro aver potuto contare su Gianguido Franchi come assistente per la parte tecnica e sul dottor Roberto Michelotti per la gestione dei giocatori sul piano fisico è stata una cosa essenziale ma ho trovato supporto anche nei dirigenti e nei colleghi del settore giovanile .

Che tipo di relazione ha avuto con i giocatori?
I ragazzi mi hanno facilitato il compito impegnandosi sempre al massimo anche quando non stavano bene fisicamente e questo mi ha fatto davvero molto piacere. Abbiamo affrontato assieme le mille difficoltà di questo campionato. C’era stima reciproca e tutti abbiamo lavorato per andare oltre i nostri limiti.

Cosa le è piaciuto di più di questa esperienza ?
La determinazione di un gruppo di adolescenti a mettersi in gioco in qualcosa di molto più grosso di loro ed uscirne vincitori. Quando preparavamo le partite anche cambiando le regole difensive o i giochi d’attacco di gara in gara magari avendo a disposizione pochissimo tempo c’era un tale livello di attenzione e di cura dei dettagli che non ho trovato neanche tra i professionisti.

Qual è il suo principale rammarico?
Non aver potuto affrontare la Poule Promozione con la stessa squadra con cui ci siamo salvati nella prima fase non tanto per i risultati quanto per vedere all’opera tutti quei ragazzi che fino a quel momento ci avevano dato tantissimo e si meritavano un palcoscenico del genere.

Pescia vi ha seguito con grande calore e passione, si aspettava una risposta del genere ?
Sono rimasto sbalordito. In città tutti parlano di questa squadra e dei suoi giovani. Io vivo a 100 km di distanza ma quando cammino per strada o entro in un bar mi riconoscono e mi chiedono dei ragazzi e del campionato. Eravamo seguitissimi su internet. Ad ogni nostra partita c’erano più di 1000 visualizzazioni. Nei nostri gruppi giovanili e minibasket c’era un entusiasmo pazzesco sia nei ragazzi che nei genitori. Se avessimo potuto giocare con il pubblico avremmo fatto sold-out ogni gara. Speriamo di aver messo un bel mattone per il futuro anche sotto questo punto di vista.