Torre di avvistamento a rischio crollo. Lavoratti: “la sua storia”

“La torre, in quanto manufatto dotato di una considerevole altezza, era un edificio preposto all’avvistamento ed alla segnalazione. E’ già stato verificato come la disposizione di edifici analoghi nella piana e in tutto il sistema collinare garantissero un’efficace sistema di comunicazioni visiva con specchi, bandiere o segnali di fumo in grado di assicurare la rapidità di trasmissione del messaggio. E’ plausibile che la torre di Molinaccio costituisse uno dei “ripetitori” a valle“.

E’ quanto scriveva la pesciatina Gaia Lavoratti nel 2012 nel libro “Gli Alberghi di Pescia: un alloggiamento in transito. Strutture architettoniche e tecniche dei guadi delle due Pèscia”. Lavoratti è architetto, docente all’Università di Firenze, presso il Cultural Heritage Management Lab.

“La torre era probabilmente in collegamento visuale con un secondo manufatto a controllo dell’altro attraversamento fluviale, quello della Pescia di Collodi, per segnalare eventuali difficoltà di percorrenza del tratto e bloccare le carrozze postale o altri viaggiatori in condizione di potenziale pericolo durante le piene, qualora il guado della Pescia di Pescia fosse impraticabile”.

A QUANDO RISALE LA STRUTTURA?

“Nei documenti della Soprintendenza ai Monumenti delle Province di Firenze e Pistoia, l’edificio è descritto come un manufatto di possibile origine medievale. In realtà i pochi resti originari, i molti rimaneggiamenti, i crolli, le asportazioni, l’infestazione da parte della vegetazione ed il generale stato di degrado in cui versa oggi non consentono di datare con esattezza i resti murari”.

“Ai piedi della torre, sul luogo dove era documentata la presenza di una stazione postale, nel XVIII secolo venne edificata la dimora gentilizia della famiglia Nucci, che nel 1784 possedeva tutti i beni presenti nell’area. La villa passò per successione alla famiglia Matteucci nel 1898 ed in seguito ai suoi eredi finché nel 1973 la proprietà venne smembrata con la vendita della torre e di alcuni terreni di sua pertinenza. Fu edificata anche la cappella gentilizia titolata al Santissimo Nome di Maria, che oggi versa in uno stato di semi-abbandono, infestata dalla vegetazione e soggetta a crolli”.