“Ho visto persone non riuscire più a parlare o sorridere dentro quei caschi insopportabili e occhi spenti di chi non ce la fa a respirare”. Chiara Salani, 25enne pesciatina, una laurea in tasca e tanta volontà, è da settembre dello scorso anno infermiera nel reparto paraintensivo Covid dell’ospedale Scotte di Siena.
Chiara, il Covid-19 fa davvero paura?
“Oh, si… .
La cosa più drammatica è la solitudine cui sono costretti tantissimi pazienti. Cercano conforto, una parola, una carezza di qualcuno che li ama. “Potresti essere mia nipote“, mi dicono spesso i pazienti più anziani”.
Come sono le tue giornate?
“Intense, piene. Capita di lavorare anche dodici ore al giorno. Lo facciamo volentieri, le mie colleghe ed io, perchè sappiamo che il nostro lavoro può salvare delle vite”.
Quando ti è capitato di piangere e quando invece di sorridere, finalmente…
“Appena qualche giorno fa, con un medico, abbiamo comunicato ad una signora, anche lei ricoverata, che suo marito stava morendo, appena qualche stanza più in là. Avrebbe voluto salutarlo per l’ultima volta ma non è stato possibile…che tristezza!
Stamani invece se ne è tornato a casa un giovane paziente e con lui abbiamo riso pensando ai momenti più tristi. Ha voluto portare con sè il casco-cpap, perchè sia un monito a tenere alta l’attenzione per sè, per i suoi amici e per chiunque andrà a trovarlo. Il Covid è ancora tra noi, fa paura, non è proprio il caso di lasciarsi andare a incomprensibili euforie…”







































