Filippini e il Libro di Giona. Pesce grande → Favola di Collodi → Pescia

Roberto Filippini, nel suo intervento, ha confessato di aver “scovato” nel Libro di Giona, che descrive la predicazione del profeta Giona, delle similitudini con il suo percorso pastorale, in particolare con la nomina a Vescovo di Pescia. La parabola racconta di Giona, che viene comandato dalla Parola del Signore, di andare a predicare a Ninive, una delle più famose città antiche a Nord della Mesopotamia.

Giona, timoroso di non essere all’altezza dell’incarico affidatogli, fugge via nave in altra città ma l’imbarcazione è investita da un temporale e rischia di colare a picco per la violenza delle onde. Giona, allora ritrova improvvisamente il proprio coraggio e svela ai compagni di viaggio che la colpa dell’ira divina è sua, poiché ha disobbedito alla Parola del Signore. Perché la nave sia salva, egli deve essere gettato in mare.

Giona fu gettato in mare, ma un grande pesce lo inghiottì. Dal ventre del mostro marino, dove rimane tre giorni e tre notti, Giona rivolge a Dio un’intensa preghiera. La balena lascerà così Giona su una spiaggia e il profeta ha così tempo di ottemperare la sua missione e va a predicare.

Nel racconto è rappresenta l’ineluttibilità della volontà divina (il pesce verosimilmente scodella Giona nei pressi del punto di partenza). La raffigurazione, neanche a dirlo, è stata presa d’esempio da molti autori letterari, tra cui, appunto, Carlo Collodi nel suo “Le avventure di Pinocchio”, anch’egli “prigioniero” nel ventre del pescecane poi liberato. “Chi immaginava di ritrovarsi proprio nel paese di Pinocchio…”.