Tutti noi viviamo in un mondo in costante evoluzione, segnato da cambiamenti sempre più
rapidi, da sfide o imprevisti e, come genitori, tendiamo a proteggere i nostri figli da eventuali
problemi o frustrazioni che possono comparire all’improvviso, proprio per garantire loro una vita
serena e priva di difficoltà: è come se mettessimo un cuscino a terra per prevenire la caduta
“così non si fa male, poverino”!
ECCO IL PROBLEMA: così facendo, specialmente se la cosa si protrae per lungo tempo, rischiamo di danneggiarli non mettendoli mai di fronte alle sfide; di conseguenza, siamo un ostacolo alla loro crescita perché non diamo loro la possibilità di superare DA SOLI qualsiasi
difficoltà si presenti sul loro cammino e di rialzarsi con le proprie gambe pronti ad affrontarne una nuova, non li educhiamo alla RESILIENZA.
Ma chi è la persona “resiliente”? Ecco la presento: il resiliente sa gestire le situazioni sfavorevoli perché le ritiene limitate e temporanee, è dotato di una forte motivazione necessaria per arrivare alla meta, vede nel cambiamento non una minaccia ma un’opportunità e di fronte ai fallimenti, riesce a convogliare la propria fiducia nelle proprie capacità per superare gli ostacoli.
“NELLA VITA TROVERAI TANTI OSTACOLI, MA AL CAMPO SPORTIVO HO IMPARATO CHE
SE ALZO LA GAMBA LI POSSO SUPERARE, A CORSA O CAMMINANDO“. Questo è il mio
mantra e questa è la frase che ripeto sempre, ai miei figli e a scuola ogni anno, ogni ciclo
scolastico, in ogni circostanza sfavorevole. Però la domanda nasce spontanea…nelle nostre
classi, a scuola, ci sono bambini che hanno almeno una di queste caratteristiche?
Noi lo verifichiamo ogni mattina nella nostra classe, che segue il modello SENZA ZAINO: abbiamo l’abitudine di incontrarsi in AGORA’, una zona della classe dove ci sediamo su cuscini e sedie e iniziamo la nostra giornata parlando di quello che andremo a fare e di eventuali problemi o incomprensioni da risolvere. I bambini sono spontanei, tirano fuori ognibendiddio ed è proprio qui che inizia il nostro intervento come mediatori di emozioni.
A volte ci troviamo ad affrontarebimbi tristi perché “il babbo non sta bene e allora mi arrabbio”, bimbe divise in fazioni per
problemi tra amiche, bambini esuberanti che non riescono a raccontare l’accaduto senza dare
fastidio al vicino e altre ancora…insomma un groviglio di emozioni da districare e incanalare
nella direzione comune, per poter poi iniziare la mattinata lavorativa, lasciando da parte
frustrazioni e lamentele. Questo è un compito non da poco ma necessario perché, purtroppo, la
parte emozionale è parte integrante del processo di apprendimento per cui lo spazio AGORA’ è davvero essenziale per affrontare le emozioni.
Credo dovrebbe far parte di qualsiasi realtà scolastica per essere di supporto non solo ai bambini ma anche a noi insegnanti per fare
eventuali aggiustamenti al programma giornaliero.
Nelle prime settimane di scuola ho guidato un’agorà un pò insolita presentando un albo illustrato che avevo trovato online in estate:
“KINTSUGI” di Issa Watanabe. Come i bambini (dentro di me c’è rimasto molto di bambinesco…) sono rimasta colpita più che dalla storia, dalle immagini che la raccontano, nessuna parola scritta.
Rappresenta una storia che ha come protagonisti un coniglio e un uccellino che si trovano per un tè di fronte ad una tavola apparecchiata; sulla tavola ci sono tanti oggetti, oltre alle tazze e alla teiera, lo sfondo intorno alla scena è nero per cui tutto è messo in risalto, anche i minimi particolari. Io giro le pagine, lasciando loro il tempo di guardare, osservare e interpretare, intervengo solo per guidarli se la strada presa porta altrove.
All’improvviso l’uccellino viene come risucchiato da qualcosa e insieme a lui anche la tovaglia: ogni oggetto cade a terra e si rompe. Il coniglio seguirà l’uccellino attraversando mari e deserti
ma non lo troverà. Al suo ritorno niente è più come prima, il povero coniglio inizialmente è
stanco e triste. Ma poi si mette a terra e comincia a rimettere insieme i cocci che trova
CREANDO NUOVE COSE, più belle e originali. Si siederà di nuovo a quella tavola con tazze
fatte di pezzi aggiuntati e oggetti irriconoscibili per cominciare un nuovo “momento del tè”.
Chissà chi siederà dall’altra parte per condividere quel momento.
La tecnica del KINTSUGI giapponese, un bellissimo albo che è piaciuto e che li ha portati a riflettere, almeno per quel giorno! Quante cose a scuola dobbiamo riaggiustare, a volte impieghiamo ore, altre volte giorni
o mesi, il tempo dipende da tanti fattori e tra questi, ovviamente, c’è anche la collaborazione
con i genitori, che non sempre è scontata: noi a scuola da adulti cerchiamo di dare l’esempio,
guidando reazioni e comportamenti con il dialogo e la presa di coscienza della conseguenza di “un gesto fatto in quel modo invece che in un altro”. Ci sono le “scuse” e “farò del mio meglio” soprattutto quando certe situazioni degenerano, ma è una routine che dobbiamo ripetere quasi ogni giorno, se non viene rafforzata a casa.
Essere per loro un modello di comportamento e
spiegare come anche noi insegnanti, a casa nostra, affrontiamo situazioni comuni alle loro,
può aiutarli positivamente quando si troveranno a fare la stessa cosa, non solo a casa ma in
ogni ambiente. I bambini saranno così consapevoli che accanto a loro avranno sempre l’adulto di riferimento ma, al tempo stesso, saranno liberi di affrontare le sfide che li riguardano, guidando le proprie emozioni per arrivare alla soluzione.
OGNI PROBLEMA HA UNA SOLUZIONE TEMPORANEAMENTE NASCOSTA, ha sempre detto le Preside Gesuele, ed è vero, sta a noi trovarla mettendo insieme i cocci con una colla speciale, magari dorata come nel kintsugi, per un diverso finale, forse anche più bello. In questo modo, un bambino che affronta le sfide della sua età sarà un adulto resiliente davanti ai problemi della vita. Anche la presenza di un ambiente sicuro, stabile e amorevole, fa la differenza.

La nostra classe è arredata secondo i principi del metodo e la mobilia presente, molto colorata, ricrea un ambiente carino, confortevole dove i bambini sono liberi di muoversi quando necessario, un pò come a casa. In questo ambiente noi adulti abbiamo un ruolo fondamentale: creare un clima di fiducia e supporto in cui i bambini si sentano accettati, ascoltati e protetti.
Gli educatori e i genitori hanno in comune proprio il compito di aiutare i bambini a comprendere che è normale provare sentimenti come la tristezza, la rabbia o la paura, ma che è importante imparare a controllarli trovando modi positivi per affrontarli: imparare con la pratica a credere nelle proprie capacità e a sperimentare il successo attraverso piccoli obiettivi raggiungibili rappresenta già un bel punto di partenza. Il gioco, ad esempio, è un modo naturale per i bambini di esplorare il mondo, acquisire nuove competenze e affrontare le sfide in modo creativo.

Ma quanti genitori, presi dagli innumerevoli impegni quotidiani, si fermano a giocare con i figli, condividendo sconfitte e vittorie e imparando a sorridere nonostante i risultati? In classe nostra, durante le pause, cerchiamo di organizzare giochi da tavola: c’è chi gioca a tombola, chi fa la partita a scopa o rubamazzo, chi usa le carte di UNO, chi disegna, chi legge, ognuno è libero di scegliere come organizzarsi. Non sempre l’atmosfera è calma, c’è sempre il gruppetto di bambini a cui piace giocare a terra o sui cuscini in modo non proprio consono con le regole stabilite… con di loro dobbiamo lavorare di più sul controllo delle emozioni.
Un ulteriore modo per favorire la resilienza nei bambini è promuovere la collaborazione, la
solidarietà e l’empatia. Gli educatori possono incoraggiare i bambini a lavorare insieme, a
condividere le proprie esperienze e a sostenersi reciprocamente nelle difficoltà. USARE LA GENTILEZZA verso gli altri ma anche verso noi stessi rappresenta un altro punto su cui
lavorare per accrescere fiducia nelle proprie possibilità.
E infine, ma non per importanza, la
gratificazione: pazientare e resistere a tutti quegli impulsi che ti portano a VOLERE TUTTO E
SUBITO, a non avere come risposta NO, a non sapersi trattenere di fronte alle TENTAZIONI in
vista di una ricompensa futura più grande. Affrontare sfide e difficoltà con disciplina e controllo di sé per non arrendersi assume così un ruolo fondamentale per diventare un adulto resiliente: una persona più FLESSIBILE e ADATTABILE agli eventi futuri sarà capace di esplorare nuovi ambienti e dedicarsi a nuove attività e imparerà che tutto ciò sarà sicuramente più vantaggioso.
Educare alla resilienza è un atto d’amore. Non possiamo evitare ai bambini tutte le cadute. Ma possiamo insegnare loro ad alzarsi con coraggio.






































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