Al pari del suo cugino aglio, la cipolla era considerata efficacissima contro le streghe e gli spiriti diabolici, ma si doveva coglierla a luna calante per sottrarla all’influenza malefica di Erate e i suoi demoni.
Sino alla metà del XVIII secolo, dal monte detto Cipollario, si riunivano i popolani e formavano un corteo portando in processione agli e cipolle, con i bambini festanti per questo evento. Benedetto XIV spianò il monticello, ma l’usanza rimase ancora per decenni.
La cipolla è una delle piante più coltivate nell’area mediterranea già da tempi arcaici, tanto che ne troviamo pitture nelle tombe dei faraoni.
In Grecia era consacrata alla dea Latona, madre di Apollo e di Artemide, una delle personificazioni della Grande Madre. L’aveva adottata perché, secondo una favola, quando era rimasta incinta, solo la cipolla le aveva stimolato l’appetito.
Però, i pitagorici asserivano che crescendo con la luna calante eccitava la sensualità tanto che questa credenza fu presa in giro da Marziale, che scrisse: “Quando hai moglie vecchia e membro molle, non ti resta che mangiar cipolle“.
Questo bulbo ha suscitato tante virtù curative, positive e negative. Questa contiene un olio essenziale, tra cui la propanetial S-ossido (sostanza che produce la lacrimazione a chi la taglia), e alcune sostanze antibatteriche tanto che la si può usare come antisettico, cardiotonico, contro il raffreddore, la infiammazioni, i calcoli renali, i vermi intestinali.
Per curare le punture degli insetti, basta sfregarla sulla ferita ed è anche preziosa nella cura della pelle, che tonifica schiarendola ed eliminando i foruncoli.
Nonostante queste virtù, la cipolla ha suscitato simboli negativi. Formata da vari strati sovrapposti, è diventata simbolo di doppiezza e di ipocrisia, come racconta il detto “Falso come una cipolla“.
Niccolò Forteguerri accomunò la donna all’ortaggio:
“La natura va formato, donne mie, vaghe come cipolle;
cioè, di mille scorze vi ha cerchiato, ma non vien fuor quel che dentro vi bolle”.
Infatti, si diceva: “Strofinarsi gli occhi con la cipolla” quando si finge di piangere.
Come le erbe di S. Giovanni, anche a lei sono attribuite virtù magiche, e pure al porro, con proprietà simili a quelle della cipolla e dell’aglio. Secondo la medicina antica, sarebbe un medicamento contro i morsi dei serpenti non velenosi, e gli sono attribuite virtù afrodisiache avendo il bulbo turricato molto allungato, immagine del fallo.
Ma una credenza molto particolare alla quale sono legatissimo: il porro è l’emblema del Galles a causa del verde e del bianco, che sono gli antichi colori celtici.
Ma, casualmente, parlando e scrivendo di questi ortaggi ai lati dell’interno della mia bocca si formano piccoli ruscelli di saliva dal sapore caratteristico di questi bulbi. Chissà se questa sensazione la provano anche i miei pochi lettori?
Comunque, io me li mangio, rigorosamente crudi! Buon appetito!