ELEZIONI REGIONALI. L’instabilità del consenso a Pescia. Tutti vincitori, nessun vincitore

Il risultato delle elezioni in Toscana, che hanno visto la riconferma del Presidente uscente Eugenio Giani e con lui di Bernad Dika, il ventisettenne di origini albanesi candidato con il Partito Democratico e risultato il più votato a Pescia, ha generato festeggiamenti in tutto il centrosinistra.

Esulta anche il centrodestra: i partiti della coalizione che ha sostenuto Tomasi hanno raccolto oltre il 53% dei voti, un plebiscito.

Tuttavia, i numeri raccontano una storia diversa, ovvero l’instabilità del consenso locale. Le grida di vittoria sembrano semmai dei forti proclami, destinati a mascherare le incertezze di ogni parte politica.

PARTITO DEMOCRATICO E CENTROSINISTRA ►►► Il Partito Democratico e il centrosinistra, pur in controtendenza rispetto al voto regionale per il Governatore, partecipano all’esultanza per la vittoria di Eugenio Giani e di Bernard Dika, che però non è di Pescia ma di Larciano, è in Regione dal maggio 2019 prima come funzionario nell’Ufficio di Gabinetto del Presidente della Regione Toscana poi, dall’ottobre 2020 come consigliere e portavoce di Eugenio Giani.

Le questioni in sospeso a Pescia, e che inevitabilmente coinvolgono anche la Regione, sono tante: Mefit, Lorenzini, Collodi epr dirne alcune. Confidiamo, e non c’è motivo di dubitarne, che Bernard Dika sappia rappresentarle nelle sedi opportune.

FRATELLI D’ITALIA E CENTRODESTRA ►►► Il centrodestra esulta per la vittoria del candidato presidente Alessandro Tomasi a livello cittadino, ma questa euforia dimentica un fatto recente e cruciale: l’incredibile sconfitta di soli due anni fa, maggio 2023, alle elezioni comunali, quando nessuno dei candidati a sindaco di centrodestra, Grassotti e Mandara, riuscì ad accedere al ballottaggio, dove poi a vincere fu Riccardo Franchi.

Eppure, anche in quell’occasione, l’onda lunga del voto nazionale in favore del centrodestra era recente. Alle Regionali del 2020 il centrodestra raccolse quasi il 50% dei voti ed alle Politiche del 2022 il 49,00%. Se anche quello non era plebiscito