Luca Cecconi: un attaccante toscano di prestigio. Intervista di Carlo Pellegrini

Siamo ancora in molti ha ricordare il calciatore Luca Cecconi, l’attaccante dai biondi capelli e autore di goal memorabili.
È toscano doc, nato a Fucecchio, e, tra l’altro, militante in tre squadre toscane: Fiorentina, Empoli e Pisa.
La notorietà acquisita nell’ambito calcistico gli ha consentito di appartenere alla rassegna storica dei cittadini benemeriti di Fucecchio, terra natale di Indro Montanelli e non solo.
In questa nostra intervista Cecconi si è reso disponibile a illustrarci sommariamente la sua lunga esperienza calcistica.

D. Come ricorda il suo esordio in Serie A?
R. «Esordii in serie A il 21 novembre 1982 a Roma in occasione della partita Roma-Fiorentina. Ricordo che nel secondo tempo subentrai a “Ciccio” Graziani. Avevo diciotto anni. Fu davvero una bella soddisfazione. Giocai poi da titolare a Firenze disputando la partita Fiorentina – Napoli. Dopo una ventina di giorni ebbi un infortunio muscolare che mi costò quattro mesi di inattività, perdendo così la possibilità di giocare altre partite».

D. Al termine di campionato 1982/83 avvenne il suo passaggio all’Empoli
R. «Il passaggio all’Empoli in serie B giunse precisamente dopo due anni trascorsi nella Fiorentina tra la squadra primavera e la prima squadra. Ad Empoli giunse anche l’allenatore Vincenzo Guerini, che già mi seguiva nella primavera della Fiorentina. Anche l’Empoli mi seguiva da tempo. Così sia Guerini che l’Empoli stesso concordarono l’idea di portarmi a giocare nell’Empoli».

D. A conclusione di quel campionato, 1983/84, indossò nuovamente la maglia viola, vero?
R. «Ritornai a giocare nella Fiorentina nel campionato 1984/85, giocando le prime tre partite. Anche in quel caso la fortuna non fu dalla mia parte. Infatti mi infortunai nuovamente e rimasi fermo per diversi mesi. Mi ripresentai nella seconda parte del campionato, in cui disputai le ultime quattro partite, nelle quali giocai da titolare. A Torino contro la Juventus, il 28 aprile 1985, realizzai il goal del pareggio e Daniel Alberto Passarella segnò il goal della vittoria. Certo il goal alla Juventus e la vittoria della Fiorentina furono i “punti” più alti. La settimana dopo,  il 5 maggio 1985, realizzai un goal contro l’Udinese nella quale giocava anche Zico. In quella partita fui pure autore di un assist a Pecci che andò in rete. Vincemmo 3 a 1».

D. Sembrava che rimanesse a Firenze e invece lo aspettava un’altra stagione nell’Empoli allenato da Gaetano Salvemini
R. «Venni richiesto dall’ Empoli e la Fiorentina dei Pontello ritenne che era più importante che giocassi con più continuità e fu così che ritornai nelle file dell’Empoli. Fu una bella annata. Al termine di quel campionato 1985/86 giungemmo alla serie A.

D. E fu una stagione mirabile
R. «Fu davvero un bel campionato e ricco di soddisfazioni. Vincemmo anche numerose partite della Coppa Italia eliminando nello scontro diretto anche il Milan nel febbraio 1986 e poi fummo, ripeto, promossi in serie A».

D. A fine stagione non fu confermato nella rosa dell’Empoli, cosa accadde precisamente?
R. «Alla fine di quel campionato 1985/86, che vide l’Empoli giungere alla serie A per la prima volta nella sua storia, fui riacquistato dalla Fiorentina, la quale aveva acquistato anche Ramón Ángel Díaz dall’Avellino. Lo stesso Avellino, oltre aver ottenuto due miliardi e mezzo di lire dalla Fiorentina per la vendita di Diaz, volle anche me. Ad Avellino trascorsi appena due mesi dell’estate 1986 e nel settembre di quell’anno passai al Pisa in serie B».

D. A Pisa disputò un ottimo campionato, realizzando numerose reti
R. «Il Pisa di quell’anno era una squadra delle migliori del momento. Infatti al termine del campionato di serie B 1986/87 conquistammo la promozione in serie A.

D. Memorabile fu la sua tripletta realizzata contro il Lecce
«Ancora oggi sono in molti a ricordare quella partita disputata all’Arena Garibaldi di Pisa il 3 maggio 1987. Realizzai il terzo goal della vittoria al 93° minuto».

D. Quali differenze si possono distinguere tra la promozione in serie A dell’Empoli e quella del Pisa di quegli anni?
R. «Dunque, l’Empoli partì con l’idea di disputare un buon campionato, ma non puntava inizialmente alla conquista della serie A. Ci pensammo nel corso del campionato, soprattutto nel girone di ritorno quando vedemmo che eravamo tra le prime squadre. Giungemmo quarti e non dovevamo salire in serie A; però il L. V. Vicenza, che era giunto terzo in classifica conquistando così la serie A, fu squalificato per illecito sportivo e, quindi, la promozione fu assegnata all’Empoli. Invece a Pisa la conquista della serie A fu l’obiettivo principale sin dagli inizi del campionato e la conquistammo già nelle ultime partite del campionato. Rimasi a Pisa anche nel campionato di serie A 1987/88».

D. Terminato il suo biennio con il Pisa possiamo dire che iniziò la seconda parte della sua carriera calcistica fuori dal territorio toscano, tra l’altro, ricca di goal
R. «Dopo Pisa approdai nel Brescia. Purtroppo anche a Brescia mi infortunai ad un ginocchio. Rimasi oltre un anno fermo. A Brescia non lasciai nessun segno… Da Brescia fui trasferito al Catania dove ebbe inizio proprio la seconda parte della mia carriera calcistica. Poi passai al Palermo, al Bologna e al Como. Tutte piazze importanti anche se qualche campionato di quegli anni lo disputai in serie C, ma era come lo avessi disputato ai grandi livelli soprattutto per l’attenzione che i media e i numerosi tifosi riservavano a queste squadre. Grandi soddisfazioni giocare in queste squadre».

D. Come avvenne il suo congedo dal mondo del calcio giocato?
R. «Venni via da Como dopo aver discusso con il presidente Preziosi e ci lasciammo non tanto bene. Questa cosa mi aveva tolto un po’ di entusiasmo. Avevo trentaquattro anni. La Pistoiese mi volle a tutti i costi. A quel tempo Silvano Bini era il direttore sportivo della Pistoiese che già avevo conosciuto quando con lo stesso ruolo guidava l’ Empoli. Però avevo ormai perso l’entusiasmo e gli stimoli per proseguire la mia carriera. Infatti dopo appena quindici giorni decisi di chiudere con il calcio giocato».

D. Non è da tutti giungere anche alla serie A e alla serie B lasciando dei ricordi indelebili come è riuscito a lei, non le sembra?
R. «Sono molto contento della mia carriera calcistica e delle esperienze acquisite. Non sono stato un grande atleta ed ero un pochino anemico, quindi, dovevo avere delle pause fisiche e riposarmi. Questo era un limite. Però sono riuscito a giocare ai grandi livelli e a realizzare molti goal.

D. Qualcosa l’ha sorpresa durante la sua esperienza calcistica?
R. «Iniziai la mia carriera vivendola con molta tranquillità, anche se da bambino sognavo di fare il calciatore. Onestamente non pensavo di giungere alla serie A e alla serie B. Nei primi anni, al termine di ogni annata avevo giocato bene e avevo segnato diversi goal. Facevo qualche gradino in più, ma con molta tranquillità. Tra l’altro frequentavo anche le scuole superiori e mi diplomai in ragioneria».

D. Con tutta onestà di quale squadra è tifoso?
R. «Il mio cuore non ha più colori sul piano calcistico. Da bambino tifavo il Milan. Poi sin dall’età di quindici anni, giocando nelle giovanili della Fiorentina, il cuore rossonero si trasformò in un cuore viola. Quando la Fiorentina mi vendette definitivamente all’Avellino avvertii che qualcosa si era rotto… Il fatto che venni venduto legittimamente mi fece perdere il desiderio di tifare per una squadra. In quel tempo il presidente della Fiorentina era Pier Cesare Baretti e fu molto dispiaciuto di vendermi all’Avellino. Infatti mi garantì che appena le condizioni lo avessero consentito mi avrebbe ripreso nella Fiorentina. Peccato che venne a mancare prematuramente…».

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