La Riforma del voto in condotta è legge. Entrerà in vigore nell’anno scolastico 2025/26

Del Decreto Valditara approvato di recente dal Parlamento (più precisamente il DPR attuativo della Legge 150/2023, approvato il 30 luglio), la novità più significativa riguarda il voto minimo di condotta degli studenti che commettono qualche infrazione al regolamento scolastico o si comportano male; sarà 7 per essere ammessi alla classe successiva. Gli alunni che al termine dell’anno scolastico avranno invece 6, perché magari hanno collezionato sanzioni disciplinari o sospensioni dall’attività didattica dovranno sostenere una prova attualmente definita “compito di cittadinanza”.

Tale prova, che consisterà in un elaborato scritto (al momento le indicazioni sono queste, vedremo se qualcosa cambierà), costituirà oggetto di valutazione al fine del passaggio alla classe successiva o per una bocciatura.

Questo nuovo criterio di valutazione riguarda al momento solo le scuole superiori: un voto pari al 6 non viene considerato di fatto una sufficienza bastante, e porterà automaticamente a una sorta di debito formativo da emendare attraverso una prova, allo stato attuale genericamente riguardante l’ambito dell’educazione civica.

Questa disciplina oggi in Italia comprende alcuni nuclei tematici principali: Costituzione, diritto, legalità e solidarietà, sviluppo sostenibile, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio, cittadinanza digitale. In essi sono affrontati numerosi argomenti, tra cui la conoscenza della Costituzione italiana, l’Agenda 2030, la lotta al bullismo e al cyberbullismo, la tutela dei diritti umani, l’educazione alla legalità, lo sviluppo sostenibile, l’educazione alla salute,  l’uso consapevole dei social media. Tematiche, quindi, trasversali, che infatti vengono trattate da insegnanti di diverse discipline, da quelli di ambito giuridico o umanistico a quelli di ambito scientifico, nel corso delle loro lezioni.

Quindi, ricapitolando, uno studente che si è comportato male durante l’anno, ha offeso compagni o professori, ha mancato di rispetto al personale scolastico, ha fatto a botte nei corridoi, ha disubbidito a richiami o richieste, ha vandalizzato le macchinette delle merendine o gli arredi dell’hotel dove era stato portato in gita (cito esempi possibilissimi, che accadono più spesso di quanto si vorrebbe, a scuola), dovrà scrivere una sorta di tesina di 1200 battute, magari affidandosi a ChatGPT, e tutto sarà perdonato.

Una scelta discutibile, che riduce la scuola, per l’ennesima volta, a un teatrino delle farse, dove tutto è concesso e dove vige un sistema premi/punizioni invece di una seria, organica riflessione sulle dinamiche dei percorsi educativi. Che lo sappiamo bene, sono percorsi a ostacoli: proprio per questo è così difficile fare gli insegnanti, senza che ci si metta un ministro a proporre soluzioni miracolose che di miracoloso non hanno proprio nulla.