IL GIACINTO. Il fiore amato da Apollo | Franco Corsetti

Ovidio riportava, nelle Metamorfosi, questa leggenda.

Un giorno Apollo e Giacinto, col sole allo zenith, si spogliarono, si spalmarono di olio di oliva e si sfidarono nel lancio del disco. Apollo lo lanciò facendolo volare oltre le nuvole e dopo diversi minuti quello ricadde a terra. Giacinto si slanciò per afferrarlo al volo, quello rimbalzò sul duro terreno e colpì a morte il giovinetto. Il Dio corse a soccorrerlo, ma tutto fu inutile. Così, dal sangue sparso sul terreno, nacque un fiore più splendente della porpora per assumere la forma che hanno i figli, ma di colore rosso invece che argenteo. Poi, a testimonianza del dolore, il Dio vergò sui petali le lettere “AI AI”.

In un’altra versione di questo mito, appare il vento Zefiro che per gelosia deviò il disco verso Giacinto causandone così la morte.

Ad Amicle, cinque chilometri da Sparta, si levava una statua di Apollo. Secondo Pausania, la base della statua ha la forma di un altare dove sia stato sepolto Giacinto. Infatti qui in onore del giovinetto, si svolgeva una festa di tre giorni, Le Giacinzie, che cadevano nel periodo in cui il fiore sbocciava e successivamente, all’inizio dell’estate, in coincidenza con la raccolta dei cereali. Durante la festa era previsto anche il sacrificio di una capra anima dionisiaco.

Nel Medioevo il giacinto era quasi dimenticato in Europa, a differenza che in Arabia ed in Turchia. Nel 1570, un ambasciatore austriaco ne portò alcuni bulbi a Vienna; questi, si diffusero nei Paesi Bassi, dove fu coltivato intensamente e quindi reso famoso.

La sua essenza, per i nati sotto il segno della Vergine, fu considerata adatta alla sessualità, che veniva ridestata nei temperamenti depressi. Nel vocabolario d’amore ottocentesco, offrire un giacinto ad una donna si riferiva a chiederle benevolenza. Se lei riceveva il corteggiatore con un giacinto tra i capelli, significava che il favore era accordato. Ma questo fiore alludeva anche al lutto perché ricordava la morte del giovinetto, tanto che veniva reputato come segno di gelosia.