Si è spento Renzo Salucci, papà di don Stefano

Carissimi, questa mattina (14 aprile ndr) è tornato alla Casa del Padre il signor Renzo Salucci, babbo di don Stefano. Le Esequie saranno celebrate domani pomeriggio, venerdì 15, alle ore 15, nella Chiesa Parrocchiale di Santa Rita a Margine Coperta. Don Stefano comprende benissimo le possibili difficoltà del Clero ad essere presente, in questi giorni particolari per gli impegni e le Liturgie nelle Parrocchie e chiede comunque un ricordo nella Preghiera”.
Con queste parole la Curia  ha annunciato la dolorosa scomparsa di Renzo Salucci, genitore del canonico Stefano Salucci, parroco di Castellare di Pescia e direttore dell’Ufficio Pastorale Familiare diocesano.
Il cuore di Renzo Salucci ha terminato di battere alla bella età di 93 anni. Aveva raggiunto una certa notorietà e autorevolezza grazie alla sua professione di libraio. Infatti, era titolare dell’omonima Libreria Salucci di Montecatini Terme e fornitore di libri di testo nelle scuole elementari della Valdinievole e non solo per tanti anni.
Ricordiamo volentieri questo uomo semplice, onesto e dal volto sereno, sempre impegnato nelle varie attività della chiesa parrocchiale di Margine Coperta durante la permanenza dei parroci don Gianni Di Peppo e don Lorenzo Fausto Battioli.
Venerdì santo 15 aprile la Chiesa Parrocchiale di Margine Coperta si è riempita di persone per partecipare al rito delle esequie presieduto dal Vescovo.
Insieme al prelato pesciatino hanno concelebrato il canonico Stefano Salucci,  il parroco don Jesus Madariaga Molina, e altri nove sacerdoti. Presenti tre diaconi e due ministranti diocesani, che hanno provveduto al servizio liturgico, mentre il coro ha animato la liturgia durante la quale abbiamo ascoltato un brano tratto dal libro della Sapienza , uno dalla lettera ai Romani e la parte finale del racconto della Passione  secondo san Giovanni.
«Ogni volta che ascolto il testo della Sapienza – ha dichiarato il Vescovo nell’omelia – non posso fare a meno di ripensare ad un viaggio in Serbia di tanti anni fa, e alla visita di un monastero ortodosso, dove ho visto dipinta sullo sfondo sereno di un cielo azzurro, una grande mano, quella del Signore, che teneva sul palmo tanti neonati in fasce, il modo tradizionale di rappresentare le anime:  Si! “Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”, mani forti, tenere e sicure a cui possiamo affidarle serenamente e con fiducia». E ha aggiunto: «Così oggi noi affidiamo Renzo Salucci al Signore al suo abbraccio paterno, dopo una lunga vita, modesta e semplice, ricca di soddisfazioni nel lavoro e nella famiglia, dopo tanti anni di un matrimonio felice, due buoni figli e gli amati nipoti. “Coloro  che gli sono fedeli vivranno presso di lui nell’amore”, promette ancora il testo della Sapienza, “nel giorno del giudizio risplenderanno “ e saranno riconosciuti come i veri grandi della storia umana, “avranno potere sui popoli e il Signore regnerà per sempre su di loro…”. Per molti versi un sorprendente rovesciamento della realtà che ci sta sotto gli occhi. La rivelazione stupefacente si fonda sull’amore che Dio ci ha donato insieme, anzi, proprio nel dono del suo Figlio Gesù il cui sacrificio oggi riviviamo nella liturgia del Venerdì Santo.  Chi ci potrà separare dall’amore di Cristo crocifisso?  Si chiede S.Paolo e risponde:  non la tribolazione, non l’angoscia, né le disgrazie che si abbattono improvvise, neppure la guerra e i suoi orrori, né le altezze del dolore che fora la mente, né le profondità degli incubi che agitano il subconscio. Niente e nessuno potrà separarci dall’amore di Cristo che tutti salva e giustifica, perchè è morto per tutti ed è risorto e intercede per noi. È il grande annuncio che oggi ci raggiunge attraverso il Vangelo della Passione: in lui “tutto è compiuto” le scritture e i desideri più profondi dell’umanità, ciò di cui l’umanità ha sete ardente , in lui “ Re dei Giudei”, giunge il regno messianico di chi assume le sofferenze di tutti, l’agnello immolato che le porta su di sé per redimerle. La sua tunica non viene divisa, nonostante tutti gli strappi e le lacerazioni, egli muore per l’unità e la comunione fra gli esseri umani che comincia a ricostruire nell’affidare la Madre al discepolo e il discepolo alla madre. E’ lui che condivide anche la nostra sorte ultima, la morte e la sepoltura, per riempire di profumo ogni tomba, del profumo della vita e aprire un varco verso la luce della risurrezione, in quel giardino da cui il peccato ci aveva escluso e che torna ad essere  aperto a tutti , luogo di paradiso».
Al termine del rito, don Stefano ha rivolto un sincero ringraziamento a tutti i partecipanti.
La redazione de il Cittadino porge al caro don Stefano e alla sua mamma Piera, alla sorella Silvia, al cognato e ai nipoti le cristiane condoglianze.

Carlo Pellegrini