“Caro Direttore,
sono rimasto alquanto sconcertato dalla notizia che l’amministrazione comunale della nostra città intende dismettere la partecipazione in Acque Spa e cedere l’impianto di depurazione di Veneri“.
E’ scritto nella lettera che Roberto Fambrini, avvocato, sindaco di Pescia ad inizio anni duemila ed attento osservatore di quella che accade in città, ha scritto a il Cittadino.
Nella missiva, Fambrini fa una “precisazione di non poco conto“. “La partecipazione al capitale sociale di Acque Spa non appartiene al Comune di Pescia bensì al Coad che è un consorzio tra il Comune di Pescia e quello di Villa Basilica, in liquidazione dal 2005, quindi la decisione delle dismissione non potrà che essere adottata dai due comuni“.
“Faccio altresì presente che il Coad, in virtù degli accordi stipulati al momento della costituzione della Società Acque esprime un proprio rappresentante nel Consiglio di amministrazione di detta società, che attualmente è lo stesso liquidatore del Coad, malgrado che la sua partecipazione azionaria sia del 1,6%, e ciò in virtù delle risorse idriche un tempo di proprietà del comune di Pescia, prima che la Legge Galli non ne sancisse il passaggio allo Stato e dallo Stato all’Autorità di Ambito“.
Secondo Fambrini, che fu uno dei fautori della costituzione della detta Società “persino in contrasto con la mia stessa maggioranza“, la partecipazione costituisce un’opzione strategica rilevante non solo all’intero della Valdinievole ma dell’intero Ambito Basso Valdarno “a patto di saperla utilizzare nel modo giusto“.
“Acque Spa gestirà il servizio integrato delle acque sino al 2031. Abbandonare questa società significa in buona sostanza una nuova retrocessione di Pescia“.
L’ex primo cittadino punta il dito, semmai, contro l’acquisizione, pur a titolo gratuito, del mercato dei Fiori di via D’Acquisto definito “fabbrica di debiti e bubbone tumorale“, per poi cedere le quote di Acque Spa che, invece, fabbrica utili ed opere pubbliche anche sul nostro territorio.
Per Fambrini si tratta dell’epilogo di una serie concatenata di sciagurate decisioni, che le amministrazioni di Pescia hanno preso con evidente spirito autolesionista e che “alla fine avvantaggeranno solo chi potrà prendersi l’impianto di Veneri per un tozzo di pane“.
Fambrini racconta che quanto scritto sin qui è solo una parte di un ben più articolato pensiero, che riserverà ai lettori de il Cittadino, “dovendo reperire la necessaria documentazione negli archivi personali“. Intanto, è l’auspicio dell’ex sindaco, “il Consiglio Comunale voglia accendere un faro su di un’operazione che appare evidentemente sostenuta dalla fretta di reperire fondi per non affondare“.