Di Carlo Pellegrini
“Le istituzioni hanno da sempre sottovalutato il problema», ha detto Marco Bartolomei, medico dell’ospedale di Pescia al riguardo della viabilità del tragitto stradale di via Lucchese.
Dott. Bartolomei, quali sono, a suo parere, i disagi e le problematiche che manifesta la via Lucchese?
La via Lucchese, pensata e realizzata ai tempi di Canapone, ha una piattaforma inadeguata a sostenere il traffico attuale (17 mila veicoli giornalieri per un totale di circa sei milioni annui) che produce costanti avvallamenti con conseguente frattura del manto stradale. Il passaggio degli autoveicoli provoca vibrazioni dannose per le strutture abitative limitrofe alla strada e per i ponti oltre alla rumorosità insostenibile. Inoltre nei centri abitati, si produce una quantità elevata di polveri sottili e smog con valori perennemente fuori scala anche se le rilevazioni non vengono fatte da tempo, forse a bella posta. Per quanto riguarda la mole di traffico sulla via Lucchese, dai dati appare chiaro come sia quella più transitata della provincia di Pistoia e di buona parte delle zone limitrofe di Lucca, Marlia Capannori e Altopascio dove però esistono vie alternative e varianti ai centri abitati o dove si effettua il blocco dei tir, fatto proprio per tutelare la salute dei cittadini, col risultato che il traffico pesante e passa tutto da noi per raggiungere non solo le cartiere ma anche il settore florovivaistico e commerciale. L’ultima osservazione, ma non meno importante, è che in queste condizioni si rileva un alto numero di incidenti stradali (basta vedere lo stato dei muretti e reti di cinta delle abitazioni) e perdita di materiali dai camion sulla carreggiata.
Come spiega l’ incuranza del caso da parte delle istituzioni competenti?
Tutte le Istituzioni hanno da sempre sottovalutato il problema forse perché Pescia è messa in disparte nella geografia geopolitica della provincia ed i fondi vengono dirottati al capoluogo. La provincia di Pistoia (paradigmatico fu il caso del ponte di Alberghi ed ora quello di Ponte all’Abate) a causa dei pochi fondi che, a sentire chi amministra, ha a disposizione, evidentemente seleziona casi più “interessanti” o politicamente più convenienti. Da notare poi che dovrebbero essere posizionate le famose centraline di rilevazione dell’inquinamento che al momento non hanno nemmeno dei costi esorbitanti e che porterebbero alla luce la amara verità (che peraltro tutti già ben conoscono). Per quanto riguarda la Regione, poi, si continua a farneticare su finanziamenti e progetti fantasma che fanno pensare più ad una presa in giro della popolazione piuttosto che reali intenzioni di progettualità visto che i pochi fondi vengono periodicamente spesi per rattoppare il vecchio e non per fare il nuovo.
Quali alternative di viabilità potrebbero risolvere il problema?
In provincia, se non sono stati persi, risalenti a 15 o venti anni fa, ci sono progetti relativi all’allungamento della via dei Fiori con lo sbocco prima di Lappato. Progetti vanificati dalla invasività nei confronti di alcune proprietà e attività produttive florovivaistiche con costi elevati per gli espropri, a suo tempo furono anche suggerite alternative al tracciato che se fatto passare leggermente più a sud, non avrebbe avuto tali implicazioni e sarebbe stato meno costoso. Una cosa è certa, la scusa che la provincia di Lucca darebbe il veto all’opera, è un falso problema se la gestione fosse regionale, ma probabilmente anche a Firenze vale il discorso del politicamente più corretto da fare, se il lavoro da svolgere non riguarda la “capitale” o i grossi centri dove si prendono più voti. E questo sinceramente ci fa imbestialire perché tutti i cittadini hanno la medesima importanza.