Per l’emergenza Covid-19, com’è noto, tutte le Messe e le funzioni religiose con il concorso dei fedeli sono sospese. Monsignor Filippini sarà a Monsummano, senza appunto la raccolta del popolo, mercoledì alle ore 21, al Santuario di Santa Maria della Fontenuova per la recita del rosario. Con lui ci saranno il segretario Don Valerio Mugnaini ed il parroco don Gianni Di Peppo. La recitazione del rosario sarà trasmessa in diretta streaming sulla pagina Facebook della Diocesi.
E’ davvero una strana e dolorosa Quaresima, questa? Vero monsignor Filippini?
Il periodo della Quaresima ci chiama come sempre alla penitenza ed alla conversione. Quest’anno anche ad un sorprendente digiuno, quello eucaristico. E’ doloroso per i cristiani che credono nell’Eucaristia come sorgente della Vita, culmine della Vita cristiana.
A tutti i cittadini viene poi chiesto di cambiare abitudini sociali, distribuzione del tempo, ritmi e modalità di rapporti. L’emergenza sanitaria impone di ridurre i contatti e per molti, purtroppo, si dilatano i momenti di solitudine.
Ci sono dei risvolti positivi nella “sospensione” a cui siamo costretti?
Certamente. Il Signore ci invita sempre a coglierli anche attraverso eventi negativi. Sviluppare la spiritualità, ad esempio, e confrontarsi con l’interiorità di ognuno senza sfidare il male o estorcere miracoli, «Non tentare il Signore Dio tuo», è scritto nel Vangelo di Matteo. Piuttosto entrare in sintonia con il Signore, come fu per Gesù nel podere chiamato Getsèmani. Egli, spaventato ed angosciato, disse: «Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tuo».
Alle famiglie, ai genitori di bambini, piccoli o grandi, dico intensificare l’affettuosità e curare i rapporti molto spesso sacrificati dai ritmi della vita frenetica. Da cristiano, auspico anche di realizzare la cosiddetta Chiesa domestica, ovvero riunirsi nelle abitazioni per celebrare il culto a Dio, come fu per i primi cristiani.
Il periodo che stiamo vivendo Le è nuovo? Oppure Le ricorda qualche evento vissuto in passato?
Forse qualche evento altrettanto tragico come fu l’alluvione Firenze nel 1966 o i terremoti che si sono susseguiti, in Friuli, in Irpinia o quelli del 2009 all’Aquila e del 2016 ad Amatrice. Al contrario di allora, però, dove pure la debolezza di ognuno era manifesta, almeno avevamo qualcosa da fare per renderci utili. Io, ad esempio, fui tra gli “Angeli del fango”. Oggi, invece, l’impotenza è molto maggiore. Possiamo, anzi dobbiamo direi, chiuderci nelle nostre case. Fortunatamente i mezzi tecnologici ci consentono di non perdere contatti e mantenere vivi i rapporti fra i membri delle comunità parrocchiali.