Un pesciatino: “Milano irriconoscibile, viviamo nel terrore. Non sottovalutare l’emergenza”

Francesco Cellini ha 42 anni, è pesciatino e da poco meno di due anni vive a Milano dove lavora in un’agenzia pubblicitaria. “Viviamo nel terrore -ha detto-. Ogni attività sociale è sospesa, fino a quando, di preciso, nessuno lo sa”.

Un suo collega di lavoro ha la mamma che abita a Codogno, dove risiede anche il cosiddetto paziente-zero. L’azienda per cui lavora ha pertanto imposto alcune raccomandazioni a tutti i dipendenti. Per diversi giorni, Cellini, ha lavorato da casa, in smart working. “Mi piace, ed aumenta la produttività -ha detto Cellini-, ma così Milano è irriconoscibile. I locali sono deserti come i mezzi pubblici”. “Di buono c’è -ha detto con amara ironia- che anche i parcheggi sono vuoti…”.

Alcuni supermercati hanno applicato il distanziometro, ovvero, nei pressi delle casse, “sul pavimento sono segnate delle misure di cortesia che devono rispettare i clienti in fila per pagare”. 

Cellini, che abita con la propria compagna, “si vede” con i genitori e gli amici attraverso skype o whatsapp. “Sono allarmato per la leggerezza con cui in Toscana, a Pescia in particolare, viene affrontato il fenomeno. Le istituzioni ad ogni livello hanno l’obbligo di far rispettare pedissequamente le indicazioni della Presidenza del Consiglio dei Ministri” ed evitare pertanto il proliferare del contagio.