Comincia così la lettera pastorale, la prima dalla sua nomina, che monsignor Roberto Filippini, Vescovo di Pescia, ha scritto “ai preti e ai diaconi, ai consacrati e a tutti gli uomini e le donne che cercano con cuore sincero…pace e bene” e che è stata consegnata dai parroci alla messa di domenica.
Nella lettera, lunga ma scritta con tono familiare, tanto da leggerla piacevolmente in appena qualche minuto, Filippini invoca una “Chiesa spiritualmente giovane che sia vicina ai giovani“. Tra i passaggi più significativi che ci è riuscito cogliere vi sono la denuncia secondo cui “la Chiesa per molti ragazzi è diventata un ambiente estraneo e insignificante. I ragazzi si allontanano appena dopo la Cresima quasi fosse una festa di congedo dalla pratica religiosa“. Filippini punta poi il dito contro gli adulti, almeno alcuni, quelli che “in assurda competizione con le nuove generazioni vorrebbero ingannare il passare degli anni attraverso la cura ossessiva di un corpo palestrato o trattato da cosmetici”, e poi, “adulti immaturi tesi ad affermare il proprio successo o fascino saltando da un’esperienza all’altra, in caccia di fantasmagoriche emozioni”.
Parole dure, non prive però si tanta speranza. “La mia Chiesa dovrà essere adulta e insieme giovane, nella mente e nel cuore, salda nella fede, ma disponibile a cambiare schemi stantii. Così da sostenere i giovani nella ricerca di vita, di amore e di futuro”. E racconta poi le storie di tre giovani della Bibbia: Salomone il saggio, Giuseppe il sognatore e Davide il coraggioso.