Terremoto nel Partito Democratico. Dimissioni di Romoli smentite

La debaclè del Pd a Pescia, rispetto almeno alle elezioni comunali del 2014, e in tutta Italia, deve aver scosso molti esponenti locali. Qualcuno ha preso carta e penna e detto la sua, qualcun’altro risulta introvabile.

Nicola Romagnani, che nelle settimane scorse aveva chiesto a gran voce le primarie per individuare il candidato Sindaco del Pd a Pescia, ha scritto. “Si è dimesso Renzi ma il Pd a Pescia ancora sta zitto”. Romagnani “accusa” i suoi compagni di partito di starsene troppo nell’ombra e si prende gioco dei componenti del comitato direttivo descritti come “i 40 illuminatissimi eletti”. “La dirigenza del Partito Democratico è insopportabilmente autoreferenziale, antica, pallosa e incapace di ascoltare; figuriamoci di parlare. Bisogna piacere alla gente, non dovete piacervi tra di voi. Va cambiata aria, subito!”, è l’ammonimento. Ma l’attacco va avanti, “Non ci sono più equilibri da mantenere, poltroncine da difendere”.

Più pacato il commento di Marco Niccolai, consigliere regionale. “Avremo tempo e modo per riflettere sul severo risultato del voto. Voglio dire grazie, di cuore, a Caterina Bini e Edoardo Fanucci per questi cinque anni. Il lavoro, assieme a loro e ad ai tantissimi nostri straordinari militanti che hanno animato questa campagna elettorale, continua”.

In serata è poi giunta una lettera alla nostra redazione. L’ha mandata A.C., 52 anni, operaio e attento osservatore di quello che accade in città. In risposta al comunicato di Oliviero Franceschi di Lega che diceva “E ora ci prendiamo Pescia”, A.C. senza troppi giri di parole, ha scritto. “Sì, quest’anno tocca a loro (riferendosi appunto ai partiti del centrodestra). E’ già tutto deciso, una volta per uno non fa male a nessuno. Sta bene anche al Pd pesciatino…”.

Sempre in serata si sono rincorse le voci delle possibili dimissioni del segretario Elisa Romoli, conseguenti a quelle annunciate nel pomeriggio da Matteo Renzi e dal segretario provinciale Riccardo Trallori. Dimissione categoricamente smentite dall’interessata.