Le scorte dell’olio 2024 renderanno la situazione meno pesante per le aziende
Imprescindibili interventi su irrigazione e frammentazione delle proprietà
L’annata olivicola 2025 si preannuncia molto difficile per olivicoltori e frantoi della provincia di Pistoia.
“Per fortuna –spiega Coldiretti Pistoia, che ha condotto un primo sondaggio tra i produttori– il 2024 è stato un anno eccezionale sia per qualità che per quantità, e molte aziende hanno ancora olio extravergine da vendere. Ma le previsioni per quest’anno sono pessime: nelle situazioni migliori il raccolto previsto sarà appena un terzo rispetto a un’annata media, e soltanto il 15-20% rispetto ai livelli record del 2024″.
Ma per la maggior parte dei produttori, lo scenario è ancora più critico. In queste condizioni –aggiunge Coldiretti– per diverse aziende non sarà economicamente sostenibile procedere alla raccolta: i costi supererebbero i ricavi”. Le stime dei frantoi, grandi e piccoli, confermano il quadro negativo.
Le cause. Oltre al naturale alternarsi delle annate di “carica” e “scarica”, hanno inciso pesantemente le temperature elevate, la scarsità di acqua e l’incremento della mosca dell’olivo. “L’annata record del 2024 –sottolinea Coldiretti Pistoia– ha favorito la moltiplicazione della Bactrocera oleae (mosca dell’olivo), l’avversità più temuta dagli olivicoltori. Una situazione aggravata dalla presenza, anche nella nostra provincia, di numerosi oliveti abbandonati che, non curati e non raccolti, rappresentano un habitat ideale per la proliferazione dell’insetto”.
Le note positive. Un quadro meno critico si registra negli oliveti irrigati o vicini a corsi d’acqua, dove la produzione ha retto meglio. Tra le varietà, frantoio e moraiolo hanno mostrato una maggiore resistenza rispetto al leccino.
“Questa annata dimostra ancor più la necessità di interventi concreti per preservare i nostri oliveti, il nostro extravergine e i paesaggi collinari –conclude Coldiretti Pistoia–. Diffondere l’irrigazione e ridurre la frammentazione delle proprietà (per ridurre l’abbandono degli oliveti) sono sfide complesse e onerose, ma necessarie per il futuro dell’olivicoltura”.