Lo fogliare gli almanacchi calcistici dei memorabili anni ottanta infonde sempre una forte emozione e nostalgia. I tempi erano diversi e anche il calcio non era quello di oggi. Potremmo parlarne a lungo o addirittura versare fiumi di inchiostro per descrivere la “metamorfosi” che ha investito il mondo calcistico di questi ultimi vent’anni circa.
Da questo punto di vista preferiamo ascoltare la voce dell’attaccante Carlo Borghi, tra l’altro giocatore di Catania, Catanzaro, Torino e Ascoli, che ha accettato di buon grado di avvicinarsi ai nostri microfoni.
D. Borghi, la sua carriera calcistica iniziò nel Grosseto e si concluse nel Grosseto, vero?
R. «Esatto. Per essere più precisi iniziai a giocare nella squadra del mio paese, la Castiglionese, poi passai al Grosseto, al Catania, al Catanzaro, al Torino, all’Ascoli, di nuovo al Catania e alla Torres. Gli ultimi anni sono ritornato al Grosseto e proprio negli ultimissimi anni sono ritornato a giocare nella squadra del mio paese, la Castiglionese. In definitiva, da dove sono partito ho concluso la mia carriera…».
D. Può descriverci sommariamente questa esperienza calcistica che le consentì di giocare anche in serie A?
R. «Ho trascorso molto tempo nel sud: due anni a Catanzaro, poi sette anni a Catania e due nella Torres. Poi ho giocato un anno nell’Ascoli. Nel nord ho giocato soltanto nel Torino nel campionato 1982/83. Catania e Catanzaro sono piazze molto legate al calcio. A Catania, per i tifosi i calciatori della loro squadra locale sono tutto. Nel sud il calcio è più sentito rispetto al nord dove il tifo è un pochino più spento».
D. Le partite che ha disputato sono numerose, come del resto anche i suoi goal. Quali furono i suoi migliori incontri e le sue migliori reti?
R. «Le mie migliori partite le ho disputate allo Stadio “San Siro” di Milano sia giocando contro il Milan che contro l’Inter. Sia giocando con la maglia del Catanzaro sia con quella del Torino e dell’Ascoli. San Siro è lo stadio in cui mi esaltavo di più. A miei tempi aveva soltanto il doppio anello ed era bellissimo. Giocando a San Siro vivevo sensazioni bellissime a stare in mezzo al campo. Le migliori partite, ripeto, le ho giocate a San Siro. Il goal più bello forse quello in mezza rovesciata contro il Genoa il 10 gennaio 1982; ma poi, per noi attaccanti, i goal sono tutti belli».
D. La sua notorietà calcistica si deve anche ad un episodio passato alla storia: il 16 maggio 1982 si disputava l’ultima giornata del Campionato di serie A. In quella domenica si affrontavano Catanzaro e Juventus. Lei subì un fallo in area da un difensore della Juventus e molti lo considerarono da calcio di rigore, ma le cose non andarono così…
R. «Questo episodio in Toscana e a Firenze in particolare è molto ricordato. Era l’ultima partita del Campionato 1981/82 e la Fiorentina e la Juventus erano prime a pari punti. La Fiorentina giocava a Cagliari, dove gli fu annullato un goal molto dubbio, mentre noi a Catanzaro giocavamo contro la Juventus; sullo 0-0, non ci fu concesso un rigore netto per un fallo di Brio su di me. I tifosi fiorentini ricordano questi due episodi negativi a sfavore della Fiorentina perchè si poteva giungere a giocare lo spareggio tra la stessa Fiorentina e la Juventus. Invece lo scudetto se lo aggiudicò la Juventus battendoci 1-0».
D. Cosa ricorda ancora di quella partita “storica”?
R. «Noi avevamo conquistato la salvezza da diverse giornate, però giocare contro la Juventus era sempre motivo di orgoglio. Ci impegnammo molto e giocammo la nostra partita dimostrando un buon gioco. A fine gara, dopo aver fatto la doccia ero seduto nello spogliatoio quando mi si avvicinò il presidente Adriano Merlo che mi disse: “La prossima stagione giocherai nel Torino”. Infatti Catanzaro-Juventus fu l’ultima partita che disputai con la maglia catanzarese».
D. Il Catanzaro di quel Campionato 1981/82 possedeva una rosa composta da calciatori ricchi di talento come Massimo Mauro, Antonio Sabato, Claudio Ranieri ecc…
R. «È vero. Era una squadra di giovani e di calciatori di esperienza come Claudio Ranieri. Già da allora Ranieri era un allenatore in campo».
D. Borghi, dopo il Catanzaro indossò la maglia appunto del Torino in una regione completamente diversa dalla Calabria.
R. «Ero giovane ed era il secondo anno che giocavo in serie A. Fui convocato anche a giocare nella Nazionale Under 21, diciamo che ero al centro del calcio mercato. Mi dispiacque molto lasciare il Catanzaro perchè era un ambiente in cui mi trovavo benissimo. Però a quei tempi non potevi rifiutare la destinazione che ti prospettavano. Il Torino era una squadra che occupava sempre i primi posti del campionato e andai con entusiasmo, ma, ripeto, con un po’ di magone nel lasciare Catanzaro dove stavo bene. A Torino le cose non sono andate come speravo, i rapporti con l’allenatore Eugenio Bersellini non furono ottimi, sebbene realizzassi sette goal in campionato e cinque in Coppa Italia e l’anno successivo passai a giocare nell’Ascoli».
D. Come avvenne il suo passaggio all’Ascoli del presidente Costantino Rozzi?
R. «Ad Ascoli mi volle fortemente l’allenatore Carlo Mazzone e già vi giocavano i miei amici Leonardo Menichini ed Enrico Nicolini. Era una squadra di provincia, però sono quegli ambienti che mi piacciono di più. In quegli anni in Italia giocavano davvero gli stranieri più bravi, ma poi c’erano anche tutti i campioni del mondo reduci dalla vittoria del Campionato del mondo del 1982: Scirea, Tardelli, Antognoni, Altobelli, Gentile… Il calcio italiano di quei tempi aveva raggiunto i livelli più alti e anche il gioco aveva raggiunto livelli elevatissimi».
D. Il calcio di oggi le piace?
R. «Il calcio di oggi non mi piace. Quegli anni che disputai in serie A furono davvero i più belli. Oggi le squadre giocano quasi tutte nello stesso modo. E’ tutto un giro palla, nessuno salta più l’uomo e non ci sono più giocatori con la fantasia».
D. Ritiene che il Catania e il Catanzaro siano due squadre da meritarsi la serie A?
R. «Sicuramente sì. Specialmente Catania è una città di oltre trecentomila abitanti. Due anni fa in serie B contava dai venti ai venticinquemila spettatori allo stadio, che tante squadre di serie A non hanno. Come del resto Catanzaro, anche se non è una grande città ha tutta la Calabria dalla sua parte. Entrambe le squadre meritano davvero il palcoscenico della serie A».
Foto wikipedia Carlo Borghi