I codici antichi di Carlo Bellandi donati alla Biblioteca Capitolare. La “bellezza della fragilità”

Il prossimo sabato 15 aprile alle 10 e 30 si terrà la cerimonia con la quale la famiglia di Carlo Bellandi donerà alla Biblioteca Capitolare i Codici Antichi di proprietà dell’amato Carlo.

Carlo Bellandi, pesciatino, fu notaio nella nostra città dal 1953 al 1993 quando, settantacinquenne, si congedò dalla professione.

In gioventù Bellandi fu prigioniero nei campi di concentramento in Polonia e Germania. Tornò a casa nel 1945 deperito nel fisico –pesava appena 47 chilogrammi– ma non nell’animo. Erano anni duri, durissimi, per lui e la sua famiglia. Ciò nonostante riuscì ad ottenere l’abilitazione notarile ed avviare l’attività di notaio… “fu la moglie a convincerlo che quella sarebbe stata la professione adatta a lui, alle sue capacità, ai suoi studi in Legge…”, ha raccontato il figlio Francesco, medico, a il Cittadino.

Bellandi morì nel 2001 a 83 anni, in molti lo ricordano ancora oggi per la sua generosità, onestà intellettuale e finezza d’intuito.

Ciò che è meno noto è che Bellandi era anche un bibliofilo, un collezionista di libri antichi, rari. “Fu negli anni dal 1970 al 1980 che il babbo cominciò ad acquistare i preziosi libri, anche alcuni incunaboli, manoscritti in latino scritti tra il 1450 e il 1500″. In particolare, Bellandi, ricercava i testi nelle biblioteche di Firenze e Bologna, pubblicati da un editore pesciatino, Piero Pacini.

Accumulava libri per la bellezza intrinseca dell’opera, non certo per denaro o investimento, ed attribuiva ad ognuno un valore affettivo. Era innamorato della “bellezza della fragilità“, lo incuriosiva il fatto che un libro fosse stato scritto secoli prima e lo angosciava l’idea che l’incuria potesse danneggiarlo o distruggerlo per sempre”.

La donazione di alcune di queste opere alla Biblioteca Capitolare “il regalo che il babbo avrebbe voluto fare alla città che tanto ha amato”.