“Women in Financial Services. Exploring Progress towards Gender Equality”. è il libro scritto dalla pesciatina Giuliana Birindelli (Università di Chieti-Pescara) e Antonia Patrizia Iannuzzi (Università di Bari) e pubblicato nella serie “Palgrave Macmillan Studies in Banking and Financial Institutions”.
“Il giorno in cui si celebrano le conquiste delle donne c’è ben poco da festeggiare -ha detto Giuliana a il Cittadino-. Spesso abbiamo letto questa affermazione e possiamo confermarla anche per l’industria finanziaria. Lo documenta il primo volume che affronta le molte tematiche rientranti nella (dis)parità di genere negli intermediari finanziari e in chi li vigila”.
Giuliana Birindelli ha un curriculum da far invidia. E’ Sindaco della Banca d’Italia. In passato è stata membro del Comitato etico di Fideuram Gestions S.A, poi di Fideuram Asset Management.
“Il tema affrontato è nell’agenda di governi e autorità di supervisione in tutto il mondo, è anche uno degli obiettivi cosiddetti di sviluppo sostenibile definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite. Quindi, gli sforzi sono sempre più concentrati a promuovere e valorizzare il genere femminile.
Le donne – dicono gli studi in materia – hanno un impatto positivo sulle performance economiche e socio-ambientali delle imprese, finanziarie e non; anche la performance dei fondi gestiti sembra aumentare con una maggiore presenza femminile nei team di gestione. Insomma, usando l’espressione di Barack Obama, le donne appaiono leaders migliori degli uomini“.
Ma quali panoramiche emergono dal libro? I benefici della leadership femminile sono riconosciuti? Siamo riuscite a colmare il gap di genere o siamo ancora le eterne seconde in una corsa non alla pari?
“Ahimè, molto è stato fatto, ma ancor più occorre fare. La presenza delle donne nelle posizioni con il livello più elevato di responsabilità manageriale è estremamente bassa nelle banche e nelle assicurazioni; i fondi gestiti da donne sono una rarità; il divario salariale è molto elevato nel settore finanziario; le donne nelle Banche Centrali non sono affatto “centrali”: qui, anzi, il soffitto di cristallo emerge con maggiore prepotenza.
Tutti i dati presi in considerazione dalle autrici vanno in questa direzione, anche quelli sul nostro paese, in cui sia la proroga della legge Golfo-Mosca sia l’invito –divenuto poi richiesta– della Banca d’Italia a riequilibrare gli organi societari delle banche avrebbero potuto sortire effetti ben più confortevoli. D’altro lato, il libro ripercorre anche le iniziative virtuose, segnaletiche di un processo di forte cambiamento in atto, che comunque vedrà i propri effetti nel medio-lungo tempo: il controllo del divario salariale di genere e una sua maggiore informativa al mercato, politiche di assunzione del personale il più possibile neutrali al genere e la fissazione di soglie minime della presenza “rosa” nelle posizioni manageriali ne sono tipici esempi.
È solo questione di tempo? Non solo, la legislazione e le politiche in materia di parità di genere, così come le sollecitazioni della società civile rivestono un ruolo chiave. Da parte di chi studia tali tematiche, invece, il compito è non spegnere i riflettori; anzi, tenerli sempre accesi sulle best practices (che esistono e vanno valorizzate) e sui gap ancora da colmare. Con l’augurio che coloro a cui è dedicato il libro – “the Other Half of the Sky”, nota espressione per indicare l’universo femminile – possano davvero festeggiare l’8 marzo.
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