Pellegrinare. La nuova rubrica di Corsetti. Seguilo su www.ilcittadinomese.it

“In questi ultimi, sofferti, mesi costretti a reinventarci una vita dignitosa pur se lontanissima parente dalla libertà, cosa può riscaldarci se non recuperare, con affetto, ricordi del passato?

Infatti, ieri la realtà quotidiana era talmente frenetica che spesso le 24 ore sembrava si esaurissero troppo velocemente. Allora, tempo per ricordare, per rammentare episodi, eventi, viaggi che balenavano nella mente ma rimanevano solo fugaci apparizioni…si rinviava. Chissà: dopo domani, o fra un mese, magari darò una ripassatina al mio trascorso, tanto per acquietare quelle piccole scintille che l’età, non più fresca, si ostinava a riproporre.

E’ sempre così. Da giovani si corre; poi, maturi, si rallenta. Da vecchi, non è un’offesa!, si cammina.

Camminare dà una gioia così profonda che quasi non sospettavi. Il mondo intorno, frana. Certo, anche le gambe ci mettono del loro, ma è la mente che, finalmente, si rilassa, prende spazio e tempo, fa pace con lo spirito.

A questo sono arrivato, dopo una vita come mille; una di quelle che non va sotto i riflettori; che preferisce le piccole emozioni di tutti i giorni, i fatti modesti di gran parte di noi. Gli alti ed i bassi di un’esistenza fra le righe, con poche eccezioni.

Però, riaprendo con fatica quel cassetto tenuto chiuso da anni, e soffiando via la polvere depositata, all’apparire della prima, piacevole memoria, si scopre un particolare che non tenevamo in considerazione: la commozione.

Ebbene sì. Anch’io sto provando quella tenerezza che faceva parte dell’infanzia e della fanciullezza, della gioventù, poi messa da parte perché non sono più richieste tanto da venir tacciate come debolezze.

Non è così. Chi non si commuove, che razza di cuore ha? Se un po’ d’umore bagna le ciglia, il cuore è ancora sano, e ti ringrazia con qualche palpito in più.

Ecco, allora, questo mio timido, discreto progetto, che si è fatto largo quasi come fosse una necessità, un bisogno fisico, nel raccontare alcuni brani della mia vita. Episodi che mi hanno lasciato tracce più o meno profonde e che il loro ricordo mi invita a fissarli con la penna.

Questi sono frammenti che la mente mi rimanda con un’affezione che credevo di aver perso, e per questo più cari. Ecco il pellegrinare come ritornare, rivedere, riscoprire sé stessi e coloro che ti sono stati accanto, e che non puoi né vuoi dimenticare”.

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