“Valchiusa divenne un fortino inespugnabile”. “Dalle finestre di Piazza guardavo il Circolino…”. Un successo inatteso per il ragazzo del ’51

Il mio primo giorno di scuola? Rappresentò per me il passaggio da una condizione di serena stabilità a quella di eccitante paura per ciò che mi avrebbe riservato il futuro.

I miei anni più belli furono quando andavo dai miei nonni. Abitavano vicino al vecchio mercato dei Fiori. Il posto era bellissimo, una strada con ai lati dei giovani pini e intorno tanta campagna con alberi rigogliosi e un ruscello che sfociava in un bozzo pieno di ranocchi. Insomma per noi bambini era un vero paradiso dove giocare correre ed esplorare.
E poi ci furono gli anni della pallacanestro. Un giorno, Sergio entrò nello spogliatoio per il discorso di rito, fece le ultime raccomandazioni e concluse dicendo: “Valchiusa deve diventare un fortino inespugnabile. Qui tutte le altre squadre dovranno perdere”.
Sono alcuni dei passaggi del libro di Roberto Bartolini, la Beba, Il ragazzo del ’51. Uno spaccato di vita della città di Pescia e della sua comunità dagli anni ’50 fino al gennaio 1973.
Ho sentito il bisogno di scrivere, di scrivere di quando con gli amici giocavamo per strada, in Ruga, della mia famiglia, di com’era Pescia, delle feste e delle ragazze di allora. Degli anni della pallacanestro…”.
Il libro riserva anche pagine commoventi a Maurizio Borelli, amico fraterno di Roberto, indimenticato atleta della Cestistica scomparso giovanissimo a soli 15 anni al rientro da una partita, nel settembre 1967.
Abitava in Ruga proprio davanti a casa mia. Eravamo grandi amici, affiatati, stavamo sempre insieme, dalla mattina prima di rientrare in classe al pomeriggio o la sera. Le nostre famiglie si conoscevano molto bene. Dopo pranzo, un fischio dalla finestra, poi in Ruga e in giro per Pescia“.
Quella tra il 19 e il 20 settembre 1967 fu la notte più drammatica della mia giovane vita“. Bartolini, nel libro, racconta le concitate ore del decesso di Maurizio, ed i giorni che ne seguirono. “Noi ragazzi, i dirigenti della pallacanestro e tutta la città era sotto choc. (…) Io e i miei compagni eravamo quasi certi che la colpa dovesse imputarsi alle due birre fredde che gli avevano procurato una congestione fulminante ma nelle ore successive al decesso, si fece largo l’ipotesi di una malformazione congenita che aveva portato alla rottura dell’aorta. La mamma di Maurizio però non volle che fosse eseguita l’autopsia per cui nessuno avrebbe mai saputo la verità”.
Chi fosse interessato al libro può acquistarlo ogni martedì, giovedì e sabato in via S. Maria ex via dell’Acqua 5 (vicino al cinema Vox, il Pidocchino), presso la Magione: dalle ore 10 alle 12 e dalle ore 15 alle 17.