Il cinipide del castagno. Riparte l’attività Arci di Vellano

Riparte a pieno l’attività culturale del circolo Arci di Vellano dopo l’emergenza coronavirus  e riparte monitorando la presenza del cinipide sui castagni che ricoprono le montagne del pesciatino e della Toscana centrale in generale. Sull’argomento, molto sentito dai coltivatori locali che producono farina di castagne di alto pregio, Roberto Franchini rende noto un documento appositamente predisposto dall’istituto lucchese per la documentazione sul castagno e la ricerca forestale, in modo di dare una risposta altamente qualificata in materia:

In  questa  stagione  i  castagni  stanno  emettendo  nuove  foglie  e  nuovi  getti  e come ogni anno si parla dei danni prodotti dalle galle dovute al cinipide (Dryocosmus koriphilus). Dare una valutazione sulla presenza e sui danni prodotti dal cinipide del castagno richiede però un’analisi attenta della situazione e soprattutto il tener conto di aspetti specifici variabili da areale ad areale e di alcuni dati che i ricercatori cercano di render noti al mondo dei selvicoltori e degli appassionati è imprescindibile. In primo luogo va chiarito che l’introduzione del parassitoide Torymus sinensis (l’insetto  buono  che  si  nutre  delle  larve  del  cinipide)  non  può  produrre  la  totale scomparsa del cinipide stesso, ma può solo limitarne numericamente la presenza. In natura infatti è molto difficile che il predatore ‘distrugga’ totalmente la popolazione della  sua  preda  e  ciò  per  il  semplice  motivo  che,  mancando  la  preda,  il  predatore stesso  si  estinguerebbe.  Quindi  nei  castagneti,  anche  dopo  i  lanci  del  Torymus,  le galle  saranno  sempre  presenti,  probabilmente  con  annate  o  periodi  di  maggior infezione  ed  annate  di  minor  presenza.  Si  viene  cioè  a  creare  una  canonica fluttuazione ciclica delle due popolazioni di insetti. Chiarito questo aspetto si deve aggiungere che per valutare quale sia l’effetto delle  galle  sulla  fogliazione  e  sulla  fioritura  si  deve  aspettare  ancora  qualche settimana,  infatti  è  ancora  troppo  presto,  dato  il  periodo  stagionale,  per  poter osservare la completa crescita e distensione delle foglie e quindi anche per valutare in pieno  la  posizione  e  l’effetto  che  la  presenza  delle  galle  può  avere  non  solo  sulla chioma, ma anche e soprattutto sull’allungamento dei nuovi getti (rametti). Infine  deve  essere  chiarito  un  aspetto  importantissimo,  che  purtroppo  viene spesso trascurato. Se si osservano piante coltivate in modo corretto ed in buon stato di salute, si vede che esse reagiscono molto meglio all’attacco del cinipide rispetto alle piante  che  versano  in  cattivo  stato  vegetativo.  I  meccanismi  fisiologici  che permettono ai castagni di reagire al cinipide sono tutt’ora oggetto di studio, ma è un fatto  che  allo  stato  attuale  le  zone  d’Italia  in  cui  la  coltivazione  del  castagno  è praticata con maggiore attenzione ricorrendo alle corrette potature, alla concimazione e  quando  possibile  gestendo  castagneti  siti  in  luoghi  poco  soggetti  alla  siccità,  i risultati  sono  di  gran  lunga  più  incoraggianti.  E’  quindi  molto  fuorviante  valutare l’impatto  del  cinipide  su  castagneti  in  totale  abbandono  e  siti  in  luoghi  che,  con  il cambiamento del  clima, sono ormai eccessivamente caldi e secchi. Spesso in questi luoghi  si ha  una  maggior infestazione  anche di  altre malattie,  ad  esempio il  cancro corticale. Fatalmente, in tali situazioni, anche se i lanci del Torymus sono stati fatti, si osserveranno  molte  galle  in  grado  di  danneggiare  pesantemente  le  foglie  e  i  nuovi getti. Sarebbe  molto  importante  che  gli  enti  preposti  facessero  un  serio  sforzo  per diffondere le buone pratiche di coltivazione, in mancanza delle quali, con i patogeni presenti e le condizioni climatiche attuali, lo stato di salute dei castagni, sovente, non può che risultare mediocre.