Comitato anti-business: “Gli strateghi alla riscossa”

Dal Comitato per i Cittadini della Valle del Pescia riceviamo:

Periodicamente tornano alla ribalta della cronaca, come nuovi, vecchi argomenti oramai abbondantemente chiariti negli anni trascorsi. Per esempio, nelle ultime settimane, abbiamo letto interventi che richiamano il Comitato per i Cittadini della Valle del Pescia ed il “famigerato” Business Park nelle aree a Sud del comune di Pescia. Premesso che non ci riguardano, ne’ interessano, le polemiche ed i conflitti all’interno dei partiti pesciatini, riteniamo comunque opportuno ribadire, fino alla noia, alcune questioni che sono state alla base della mobilitazione di tante persone contrarie a quel folle progetto urbanistico.
Si sono mai interrogati i partiti e la politica pesciatina sul perché, da noi come in tante altre zone, sono nati comitati spontanei su problemi specifici di un territorio?
La mancanza di quella funzione che si chiama “rappresentanza” di una comunità, di un territorio e dei suoi problemi non sarà mica stata la molla scatenante?
L’area a sud del comune, per decenni abbandonata a se stessa, con i suoi problemi di fragilità idrogeologiche e morfologiche, è diventata improvvisamente interessante per alcuni quando si è pensato a speculazioni. A tale proposito basti ricordare l’indecenza urbanistica con cui è nata e cresciuta l’attuale zona industriale di Macchie di San Piero, che ha contribuito, assieme al disinteresse della varia amministrazioni susseguitesi negli anni, ad aggravare un sistema idrogeologico fragile, caratterizzato da allagamenti frequenti, viabilità sconnessa e piene di buche, cigli e strade che franano ad ogni minimo evento meteorologico.
Nel 2010 prende forma il “meraviglioso” progetto del Business Park che, se fosse andato in porto, avrebbe portato a vincolare una superficie edificabile di 1.250.000 metri quadrati di territorio, con effetti devastanti sulla vivibilità dell’area identificata e oltre.
Quale giustificazione ci poteva essere se, non una grande speculazione edilizia, quando nella realtà vediamo ogni giorno, anche a Pescia, aziende di ogni dimensione chiudere i battenti o delocalizzare? Ricordiamo ancora che, nonostante la revisione delle dimensioni dell’area industriale, nel futuro piano operativo sono previsti (se approvato) circa 150.000 metri quadrati di territorio a disposizione per eventuali necessità edificatorie che, se sommati ai capannoni inattivi e da recuperare, fanno un potenziale che va ben al di là delle reali necessità dei prossimi decenni. Ma davvero c’è ancora chi pensa che aggredire il territorio con la cementificazione sia funzionale ad uno sviluppo sostenibile per il futuro di Pescia? La gestione “selvaggia” del passato ha lasciato nel nostro comune, come da altre parti, “cimiteri” di mattoni inutilizzati che dovranno, causa forza maggiore, essere prima recuperati in qualche modo. Sono oramai anni che gli “esperti” parlano di necessario ritorno alla “produzione primaria”: aggiorniamoci! Ad ogni buon conto vale ricordare che nell’area della Valle del Pescia sono censite ancora numerose aziende florovivaistiche (ne stanno nascendo anche per produzioni di verdure) che danno lavoro a molte famiglie; nonostante tutto è ancora il primo settore economico di Pescia e quello che a livello nazionale riesce a difendersi dai “morsi” della crisi. Si denota un ritorno alle attività agricole, sia da parte di giovani disoccupati (anche laureati), sia di forze lavoro che hanno trovato più conveniente cambiare settore merceologico. L’attività agricola, dove correttamente esercitata, rappresenta la naturale tutela del territorio e ne evita il collasso. Invitiamo certi “strateghi” delle zone industriali a “tutti i costi” a documentarsi ed osservare la realtà che li circonda, guardando un po’ più lontano del loro orticello.
Se questi signori vorranno conosce meglio la realtà del Sud di Pescia simo disponibili a condurli con visite guidate sul territorio, per far toccare con mano i problemi della Valle del Pescia: potrebbe essere utile più di tante parole!”