Esami in ritardo. L’odissea di una donna in crisi respiratoria

Gabriella ha 60 anni. E’ di Capannori ma da tempo lavora a Pescia. Soffre di ipossiemia cronica, ovvero di una condizione di carenza di ossigeno che la costringe a continue cure e monitoraggi.

Lo scorso 4 marzo ha avuto una crisi respiratoria. I familiari decidono di trasportarla in ospedale, a Pescia, dove, dice la donna, “ho trovato persone fantastiche”. Lì rimane per 8 giorni; è sottoposta ad ogni cura ed analisi nella speranza di individuare le cause dell’insorgere della patologia. Ma gli esami tendono ad escludere alcune sindromi, almeno quelle più comuni, come polmonite, embolia, asma… . Le suggeriscono di fare l’esame della psittacosi, o malattia del pappagallo, un’infezione che si può contrarre stando a stretto contatto con pappagalli, canarini o colombi. Gabriella ne possiede alcuni, “chissà dunque che la causa della sua sofferenza non siano proprio quei piccoli animaletti“. Tutto sembra far pensare a quello… .

E’ bene dunque cominciare la terapia quanto prima, o almeno non appena si avranno i risultati degli esami, ed evitare altre crisi che potrebbero risultare fatali. E qui comincia l’odissea di Gabriella. Il risultato dell’esame, nonostante il prelievo del sangue, non si trova. Passano i giorni e il terrore che qualcosa sia andato storto o che la crisi respiratoria possa nuovamente insorgere, prende il sopravvento.

Gabriella prende il telefono e comincia a telefonare, per giorni. Telefona negli ospedali, nei punti prelievi della Valdinievole, nelle misericordie, nelle pubbliche assistenze. Decine di telefonate fino a quando riesce a contattare il laboratorio di analisi dell’ospedale San Jacopo di Pistoia, dove si sente dire che “la provetta del sangue per l’esame della psittacosi deve avere un tappo di colore rosso e non verde e che pertanto l’esame non era stato eseguito”. Gabriella inveisce senza però ottenere nulla. “Potevamo almeno chiamarmi prima…”, dice rammaricata. L’esame sarà ripetuto domani, sabato, e i risultati, le hanno garantito, potrà averli già lunedì. In questo modo Gabriella potrà avviare un’adeguata terapia per risolvere il suo pericoloso disturbo.