Fino a domenica 6 ottobre, a Pescia, presso il Conservatorio Femminile di San Michele, si terrà la mostra di dipinti di Italiano Franchi, le cui opere non vengono esposte dal lontano 1918. Potremmo quindi definirlo un artista misconosciuto, la cui bravura prescinde comunque dalla notorietà e dal contesto commerciale in cui Franchi oggi si trova.
Questo Pittore è oggi poco conosciuto dal grande pubblico, ma è stato a pieno titolo un esponente della pittura toscana di fine ‘800, raccontando nei suoi dipinti la Toscana, la vita quotidiana, la campagna maremmana, ma soprattutto quella pesciatina, con i toni poetici tipici della sua epoca e della corrente dei “macchiaioli”.
Nato a Pescia nel 1860, da giovane si iscrisse al Regio Istituto di Belle Arti di Lucca, a partire dall’anno scolastico 1875. In quel periodo, l’Istituto era diretto dal Maestro Luigi Norfini, e il giovane Franchi seppe trarre grande beneficio dagli insegnamenti impartitigli dallo stesso Norfini.
Successivamente, trascorse intensi periodi di lavoro anche a Firenze, dove ebbe la possibilità di frequentare la Scuola Libera di Nudo e lo Studio del grande Giovanni Fattori (1884), diventandone suo allievo.
Dopo la sua prima mostra, avvenuta nello stesso 1884, si presentò alle più importanti esposizioni nazionali ed estere, ricevendo recensioni molto lusinghiere sui prestigiosi giornali dell’epoca, tanto che il suo nome venne spesso accomunato ai più noti pittori di quel periodo, con i quali ebbe il privilegio di esporre i propri dipinti nelle varie mostre e nelle stesse stanze.
Nel 1896 eseguì il ritratto dell’allora Pontefice Leone XIII. In seguito a quel lavoro, molto ben riuscito, ricevette altre interessanti commissioni da parte di istituti italiani e di privati stranieri.
Non essendosi mai trovato in condizioni di necessità economica, grazie alla sua notevole agiatezza, dovuta anche al fatto di aver sposato la figlia del celebre Maestro di musica e compositore Giovanni Pacini, Franchi dipingeva per sé e non per il commercio, non affidandosi mai ai mercanti dell’epoca, che avrebbero potuto valorizzare le sue opere, tramandando le stesse nel tempo.
Questa retrospettiva sarà un tentativo di rivalutazione di un artista che, senza dubbio, merita di essere ricordato, con l’auspicio di raccoglierne il ruolo di raffinato interprete della stagione artistica italiana della fine dell’Ottocento primi Novecento.