Monsignor Fausto Tardelli è il diciannovesimo vescovo della Diocesi di Pescia, dal 1727, da quando il pontefice Benedetto XIII elevò la prepositura al rango di sede vescovile immediatamente soggetta alla Santa Sede. Primo vescovo eletto fu Paolo Antonio Pesenti, già preposto nullius, che tuttavia morì prima della sua consacrazione episcopale.
Il record di permanenza nella chiesa di Pescia spetta a Monsignor Angelo Simonetti, che, nato a Fiorenzuola nel 1861, fu Vescovo di Pescia dal 1908 al 1950. Nei giorni terribili della seconda guerra mondiale salvò eroicamente la città dalla distruzione e dalle violenze operate dai tedeschi offrendo, piuttosto, “la sua vita in cambio”.
A pochi mesi dalla sua morte fece scalpore una sua presa di posizione contraria al riarmo nucleare. Il suo deciso intervento fu ripreso dai partiti di opposizione dell’epoca, contrari all’ingresso dell’Italia nella NATO e fu argomento discusso sul quotidiano l’Unità. Morì il 14 agosto 1950. Il funerale fu, a detta dei testimoni, un autentico trionfo di popolo, senza distinzione politica o religiosa. È sepolto nella cappella Turini della Cattedrale di Pescia.
Poi fu la volta di Dino Luigi Romoli, a Pescia dal 1951 al 1977. Partecipò a tutte le sessioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, il ventunesimo e il più recente concilio ecumenico della Chiesa cattolica. Il 27 giugno 1977 fece il suo ingresso in città Giovanni Bianchi, già vescovo ausiliare di Firenze. Anche Bianchi partecipò Concilio Ecumenico Vaticano II, alla terza e quarta sessione, dove fu il più giovane padre conciliare.
Rimase a Pescia fino al 19 dicembre 1993. Al suo posto arrivò Giovanni De Vivo, senese del 1940. De Vivo promosse l’edificazione di due nuovi edifici di culto, la chiesa dei Santi Lucia e Allucio e la chiesa rettoria di Cristo Redentore in località Le Case a Monsummano Terme. Morì il 20 settembre 2015 ma era già dimissionario per raggiunti limiti di età.
Poi, lo ricordiamo tutti, fu la volta di Roberto Filippini, che fece il suo ingresso a Pescia i24 gennaio 2016.