In persona episcopi, ovvero “nella persona del Vescovo” è un’espressione latina usata dalla Santa Sede per indicare l’unione di due diocesi, con la quale si lasciano inalterate le strutture di ciascuna diocesi ad eccezione del ministero episcopale, che è esercitato da un unico vescovo. Per Pistoia e Pescia, appunto, Vescovo Fausto Tardelli. Leggi QUI QUI QUI
L’istituto de “in persona episcopi” è stato spesso utilizzato nel Pontificato di Papa Bergoglio, dal 2019 già 23 volte. Nessuna delle Diocesi o Arcidiocesi interessate nel processo di razionalizzazione sinora avviato da Papa Francesco ha poi più ritrovato la sua indipendenza episcopale. Difficile dunque che accadrà per la Diocesi di Pescia. Più facile immaginare, semmai, che tra due anni quando anche Sua Eccellenza Fausto Tardelli compirà 75 anni, l’istituto de “in persona episcopi” possa ripetersi o, peggio, si proceda con la fusione tra le due Chiese.
Quel che stupisce chi scrive e che ha sorpreso anche il Vescovo uscente Monsignor Filippini è che sia accaduto proprio alla nostra Diocesi. “Non posso nascondere la mia sorpresa per questa nuova rotta che viene indicata dal Santo Padre ad una Chiesa, quella di Pescia, che ha recentemente festeggiato i 500 anni di storia con numerosi eventi ecclesiali dimostrando devozione e santità”, ha detto Filippini invocando “…ora un impegno ecclesiale necessariamente più intenso e generoso“.
C’è anche da dire che le Diocesi o Arcidiocesi coinvolte nel In persona episcopi in questi anni sono circoscrizioni che complessivamente contano poco più di centomila abitanti o battezzati. Le due Diocesi, Pescia e Pistoia, complessivamente hanno quasi 320mila battezzati. Ma tant’è, il Santo Padre ha deciso così.
Lo si potrebbe considerare uno sgarbo, ma la Fede di ognuno va naturalmente ben oltre la nomina di un Vescovo, ad una città, Pescia, già scippata nel corso dei decenni del Tribunale, della Banca d’Italia, della tenenza dei Carabinieri che traslocò a Montecatini Terme in odore di una maggior criminalità, dell’ospedale stritolato tra Pistoia e Lucca, della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia ora Intesa San Paolo. Evidentemente, si dirà, il mondo va in quella direzione: accorpare, unire, fondere.
Abbiamo però il presentimento della definitiva scomparsa di un bel pezzo di storia della nostra città, ovvero il ricordo del passato che si deposita nelle usanze e nelle tradizioni, negli edifici e negli spazi. E negli individui, ovvero persone che hanno tifato per Pescia e che oggi non ci sono più o che ci sembra di non intravedere. Luca Silvestrini