Il mercato dei fiori di Pescia si è tenuto per la prima volta in piazza Grande (oggi Mazzini) davanti al palazzo del Vicario, ad inizio anni ’20 del secolo scorso. Ma è nel 1928 che fu istituito un vero e proprio mercato, in piazza del Grano sotto una grande tettoria in cemento armato.
Dal 1950 il mercato si spostò nella struttura apposita di Via Amendola, fino al 1988 quando entrò in funzione il nuovo Centro di Commercializzazione, il mercato nuovo dei Fiori.
Ci vollero 13 anni per costruirlo, dal 1975 al 1988, e 30 miliardi di vecchie lire, quando finalmente entrò in funzione. La decisione di realizzare un nuovo mercato per la commercializzazione dei fiori, rispetto al precedente di via Amendola, fu presa nel 1970. Il Comune di Pescia e l’allora Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste pensarono ad una struttura modulare e flessibile, disponibile a trasformazioni e futuri sviluppi. A vincere il bando fu il progetto degli architetti Leonardo Savioli e Danilo Santi.
La struttura è caratterizzata da un’ampia platea interna, un quadrato di undicimila metri quadri, la più grande piazza coperta in Europa.
Fu un progetto unico ed innovativo, che suscitò curiosità ed interesse degli archistar di allora. “High tech“, fu detto. Per lungo tempo e fino al 2004 ha ospitato la Biennale del Fiore. Furono anni d’oro per l’economia pesciatina.
Poi, un lento declino. Le cause, secondo le cronache di allora, sono state la generalizzata crisi del settore florovivaistico, a causa anche dei maggiori costi energetici e della concorrenza di prodotti provenienti dal nord Africa o nord Europa. Ma anche l’assenza di interlocutori politici “di peso” e la trasformazione o cessazione di molte aziende agricole per la mancanza di ricambio generazionale.
Le attività di contrattazione sono gestite dall’Azienda Speciale Mefit costituita dal Comune di Pescia nel 2013. Secondo i dati forniti sono oltre 600 aziende florovivaiste iscritte tra produttori e commercianti. Si conta che siano almeno 4000 gli addetti coinvolti nella filiera.
Nel 2016 il Comune di Pescia, obtorto collo, acquisì a titolo gratuito la proprietà della struttura. Fu la Regione Toscana a cederla. “Un affare“, per alcuni, “una fregatura“, per altri, pensando soprattutto ai costi enormi necessari alla manutenzione ordinaria e straordinaria e a concetti di mercato più snelli, come quelli telematici, che rischiano di mettere fuori gioco il mercato di Pescia.
Le cronache di oggi raccontano di una scadenza, il 22 giugno 2022, come il giorno in cui potrebbe essere scritta la parola fine, un disneyano e malinconico “that’s all folks“, questo è tutto, se non si trovano 8,5 milioni di euro per la messa in sicurezza e l’adeguamento alle normative antisismiche ed antincendio. Ma questa è un’altra storia. LEGGILA QUI.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.