Erbacce, rifiuti di ogni tipo e tanta, tanta malinconia.
E’ trascorso più di anno da quando Mondo X, la comunità fondata da padre Eligio Gelmini, per il recupero di persone che tentano di liberarsi dall’alcool, dalla tossicodipendenza o altri disagi sociali, ha deciso di andarsene da Pescia, dal convento di Colleviti. Era il dicembre 2018.
Furono in molti all’epoca che tentarono di opporsi allo “sfratto“, ma non ci fu niente da fare. Sì, perchè di sfratto o quasi, si trattò.
Stando alle cronache dell’epoca, Mondo X doveva versare 128mila euro nelle casse del Comune di Pescia per Tari, Tarsu e Tares arretrati di 6 anni. Una cifra troppo alta da pagare.
La cifra era il risultato di un complesso calcolo, sull’intera superficie compreso gli esterni, che attribuisce alla struttura la qualifica di casa di cura. In realtà, fu l’osservazione, si tratta di una casa di accoglienza. “Qui nessuno degli ospiti paga e le entrate sono riconducibili esclusivamente ad offerte o donazioni di benefattori”.
La struttura, tra le altre cose, operava in collaborazione con i servizi sociali del Comune di Pescia, la Caritas diocesana, l’ospedali e le forze dell’ordine per la gestione in situazioni emergenza di giovani disagiati.
Ma tant’è, oggi nell’intera area si respira tristezza. Più nessuna foto di giovani che hanno appena pronunciato il “sì”, nessun bambino che scorrazza a piedi o in bicicletta. Nessun anziano, seduto sulle panchine a leggere il giornale.
Una signora che abita nei pressi ogni settimana va a spazzare e lavare l’ingresso.
L’ordine dei frati francescani minori sta conservando la struttura in buone condizioni. Ha trasferito al sicuro numerosi beni preziosi come quadri o arredi, alcuni risalenti anche al 1500. Il patrimonio librario risulta depositato in ambiente protetti con allarmi.
Ma la manutenzione ordinaria e straordinaria è onerosissima. E’ pertanto necessario trovare una soluzione, in tempi brevi, prima che degrado od incuria abbiano la meglio. L’obbiettivo è salvaguardare l’uso civile-sociale della struttura affidando una parte dell’immobile ad associazioni o cooperative sociali, sportive o culturali del territorio. Fu detto già un anno fa ma ad oggi niente in quella direzione è stato fatto.
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