L’associazione si è fatta promotrice di un importante restauro di alcuni affreschi raffiguranti stemmi di vicari succedutisi tra il XV e il XIX secolo.
Il Palazzo, che nella sua lunga storia ha subito profonde modifiche e trasformazioni, conserva la maggiore quantità di testimonianze araldiche nel salone del Consiglio. La grande sala, che si affaccia sulla piazza e la domina dall’alto, presenta due serie di stemmi, alcuni più antichi e frammentari al di sopra di una cornice in pietra, sotto la quale corre una fascia continua dipinta con altri stemmi di vicari succedutisi tra il XV e il XIX secolo.
Lì vi sono gli stemmi con il nome del vicario e le date del suo mandato leggibili nei lambrecchini o in ricchi cartigli collocati in basso, in cui sono raccolte anche altre informazioni, come le attività svolte dal magistrato o il nome degli avi che l’hanno preceduto nella medesima carica.
La fascia dipinta fu realizzata in occasione dei lavori che interessarono il Palazzo a partire dal 1719, all’epoca del vicario Giovanni Gori. Il grande stemma Gori, d’azzurro a due chiavi decussate d’oro legate di rosso, il più imponente della sala per la collocazione sopra la porta d’ingresso, ricorda nel cartiglio che il cavalier Giovanni Gori ideò e iniziò l’ampliamento della sede vicariale ma che, alla sua morte, fu il fratello Cesare Nicolao, suo successore nella carica di vicario dal 1720 al 1723, a portare a termine i lavori del palazzo e la sua decorazione.
Il restauro si rendeva necessario sia dal punto di vista conservativo, sia da quello estetico. Infatti, le condizioni prima dell’intervento di restauro erano tali da non permettere una corretta lettura dei minuziosi dettagli e delle numerose scritte ormai occultati dallo sporco.
L’inaugurazione della sala consiglio rinnovata è sabato 2 marzo alle ore 16,30. La sala resterà aperta straordinariamente al pubblico domenica 3 marzo con il seguente orario: 10-12.30 e 16-19.
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