Potrebbe tornare a casa, a Pescia, la Madonna del Baldacchino di Raffaello, oggi esposta nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti a Firenze.
La storia, spesso confusa con episodi leggendari, narra che nel 1507, durante il suo periodo fiorentino, Raffaello ricevette la commissione per eseguire una pala (279×217 cm) per ornare l’altare della cappella di una nobile famiglia nella chiesa di Santo Spirito, a Firenze.
La tavola rimase incompiuta per la partenza di Raffaello per Roma. Alla morte di quest’ultimo l’opera passò in eredità a Giulio Romano e a Giovan Francesco Penni che la vendettero o la cedettero a Baldassare Turini, il quale la collocò nella propria cappella nella cattedrale di Pescia.
Lì rimase fino al 1697, quando il Gran Principe Ferdinando, figlio primogenito di Cosimo III de’ Medici, Granduca di Toscana, si “innamorò” dell’opera e l’acquisì, tra la rabbia e l’incredulità degli abitanti di Pescia, comunque ricompensati con diecimila scudi ed il restauro dell’organo della cattedrale.
Il quadro fu prelevato di notte e, successivamente, sostituito con una copia, quella di Pier Dandini, tuttora esposta in Duomo.
La leggenda narra che la singolare posizione eretta assunta da Baldassare Turini nel ritratto marmoreo, opera di Pierino da Vinci, nipote di Leonardo, è dovuta al “miracoloso risveglio” del Turini dalla morte proprio nell’attimo in cui, per ordine del Principe Ferdinando, fu asportata dalla cattedrale di Pescia la tavola raffaellesca della Madonna del Baldacchino, che era stata di sua proprietà.
L’opera potrebbe tornare a Pescia, nel 2023, pur solo per qualche settimana, in prestito dal Museo degli Uffizi, nell’ambito delle mostre itineranti Uffizi Diffusi, di nuovo al via dopo l’emergenza epidemiologica.
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