La guida turistica. Franco Corsetti

Ci sono notizie, immagini, soprattutto letture che rievocano, anche a distanza di molti anni, momenti particolari della nostra vita, delle esperienze fatte, di volti mai dimenticati. Tra gli altri, mi sono rimesso a leggere una Guida Turistica che, definire vecchietta può sembrare riduttivo ma, in questo caso, è un complimento.

Ognuno leggere i generi che preferisce, è il bello dei libri, ma io credo che fare incursioni anche su quelli meno amati può suscitare una curiosità ed un interesse inaspettati. Sono anni ormai, purtroppo per me, che non faccio viaggi da “Guida”; qualche breve escursione vicino casa e nulla più. D’altronde, è raro vedere turisti italiani, qui da noi, che girano le città d’arte con una guida in mano; credo, non ne sono sicuro, che venga utilizzato il computer, o chi per lui, e il supporto cartaceo rimanga esclusiva degli stranieri.

Invece, dato che la moderna tecnologia mi ha sorpassato, io preferisco la carta. Carta da leggere, carta per scrivere, carta da toccare e sfogliare, da farci il becco su pagine importanti, e sono contento così. Qui in Italia abbiamo la “Touring”, quei libretti rossi, costosi, ma che rispondono a tutte le domande, o quasi, che un viaggiatore senza fretta e con tanta passione si pone davanti ad un monumento, in un museo, su una città; ne ho alcune.

Quella, viceversa, cui faccio riferimento non si trova più in commercio ma, rileggendola, ancora mi stupisco di quanto sia esauriente. Anche se non particolarmente approfondita nella presentazione delle città e delle gallerie, traccia percorsi stradali, svela luoghi pittoreschi, fa cenni storici e cita alberghi e ristoranti che, almeno in quell’epoca, rappresentavano il vademecum del globetrotter. Io ne ho due: una sulla Francia, che mi sono ripromesso di risfogliare prossimamente; e l’altra sulla Gran Bretagna, quella che ho ripreso, ed a cui mi sento legato da sempre.

Dato per certo che, anche per un visitatore attento e benestante, sia impossibile frequentare tutte le località e, soprattutto, alloggiare e consumare pasti (!) in tutti gli hotels e restaurantes citati, mi sono così dilettato a viaggiare mentalmente, partendo dalle pochissime località in cui sono stato, verso quei luoghi che, oggi più di ieri, hanno risvegliato la mia attenzione.

Amante della Storia, leggere una biografica su Enrico VIII,o su Elisabetta I, o Maria Stuarda, mi hanno dato mille spunti nel ricercare le tracce che quei personaggi hanno lasciato nel corso della loro vita, magari passati per una località poco conosciuta; così, i collegamenti stradali e ferroviari, e le strutture ricettive suggerite lungo il percorso, con un’appendice spicciola ma significativa: “molto caro”, “caro”, “vale il prezzo”, “modico”.

Era una guida per tutti, che non aveva gli approfondimenti culturali del Touring ma molto pratica, utile, senza tanti fronzoli. Essendo ormai vecchia, e sorpassata, io ho trovato invece piacere nel riscoprire abitudini ed usi che ho provato di persona, e che ora non ci sono più, o quasi. L’esempio più immediato che mi viene in mente è quello dell’orario dei “Pubs” (Public bar); in quei tempi, i miei, erano aperti dalle 11 alle 22 e 30/23.00, con chiusura di 2 ore e ½, di solito dalle 15.00 alle 17 e 30; la domenica , l’orario era dalle 12.00 alle 14.00 e dalle 19.00 alle 22 e 30; l’ingresso era vietato ai minori di 18 anni.

Qualcuno si ricorderà che le ore inglesi si fermavano (e si fermano) a 12: per distinguere la mattina dalla sera si usava (usa) a.m. e p.m. dopo il numero. Sto facendo un piccolo, nostalgico ripasso di quelle mie esperienze e scopro, pagina dopo pagina, notizie che allora nemmeno immaginavo, anche a causa della mia inesperienza e di quella conoscenza che si fortifica solo leggendo e studiando, poi viaggiando. Ah, come vorrei ora, con una magìa, ritornare, rivedere, riscoprire! E’ un po’ la storia di noi tutti tornare indietro nel tempo, con le conoscenze che abbiamo maturato: un sussulto d’entusiasmo nell’anima!

I compilatori della guida, ed i loro traduttori, non hanno lesinato begli aggettivi e superlativi nell’esaltare una cittadina con i relativi alberghi, ristoranti e panorami. Per inciso, tutti i citati, da quelli di lusso in giù, accanto al numero delle camere c’erano, tra parentesi, quelle con bagno, oggi assolutamente impensabile nonostante che il bidet non sia ancora riuscito ad imporsi. Ecco così la classifica degli hotels in gran lusso, lusso, eccellente, simpatico, originale, un po’ antiquato; ed i ristoranti in molto caro, caro, dispendioso, ragionevole, moderato, modico, economico.

Per la Scozia può essere interessante saper che la Chiesa Cattolica Romana aveva la sua roccaforte nei Highlands Occidentali, a Glasgow e Dundee. E proprio a Glasgow, tanto per ricordare ai calciofili distratti, il derby Celtic-Rangers non era, fino a un decennio fa, un normale incontro stracittadino: si scontravano, letteralmente, i cattolici del Celtic in biancoverde orizzontale,e gli anglicani dei Rangers in blurossobianco, colori che richiamavano la bandiera irlandese per i primi e quella britannica dell’Union Jack per i secondi. Ed era addirittura impensabile che un cattolico giocasse nei Rangers o viceversa! In realtà, la Storia vera è più profonda, drammatica e commovente.

Ma il mio intento è quello di parlare solo di una guida, e di tutte quelle informazioni che decenni fa erano necessarie, se non vitali, da utilizzare quotidianamente. Il mondo era ancora piccolo pur se i cambiamenti cominciavano a farsi largo. Tra le prime indicazioni da seguire c’era quella di cercare d’essere capaci d’ignorare il clima; si usava dire, e studiare, che in ogni giorno britannico si potevano avere quattro stagioni. Infatti, anche se il tempo raramente raggiungeva picchi di gran caldo e di gran freddo, si suggeriva l’impermeabile. Quindi, la scelta del periodo delle vacanze andava fatta con una certa attenzione. Secondo me, dal giugno a settembre, ma i gusti..

Legata a quella, le diverse manifestazioni stagionali nelle contee britanniche. Famosi, tra gli altri, i festival gallesi in lingua celtica, canti e poesie: Eisteddfod Nazionale e quello internazionale. Una curiosità gallese, e che pochi conoscono, è quella del paese con il nome più lungo del mondo. Quando l’ho conosciuto, oltre alla Stazione Ferroviaria con un solo binario, di turistico c’era un vagone al cui interno si potevano comprare oggettini che ricordavano proprio il suo appellativo. Questa stazioncina si trova sull’isola di Anglesy, di fronte al Galles del Nord. Se qualcuno volesse provare a pronunciare. Prego: LLANFAIRPWLLGWYNGYLLGOGERYCHWYRNDROBWLLLLANTYSILIOGOGOGOCH! Non ce l’avete fatta, vero? Impossibile, anche per i nativi, tanto che anche loro lo pronunciavano in LLANFAIRGOGO.

In questa guida veniva suggerito anche il bagaglio che, insieme all’immancabile raincoat, doveva prevedere anche qualche maglia un po’ pesante. Inoltre, i documenti necessari per il viaggio; allora, il passaporto e la carta verde per l’automobile, ricordando che, a tutt’oggi, non esiste, per tutti i cittadini della G.B., la carta d’identità. Per la valuta, nel 1971 fu introdotto il sistema decimale: la sterlina fu divisa in 100 pence; prima, e l’ho provato, il sistema britannico era piuttosto complicato, bizzarro addirittura: la sterlina si divideva in 20 scellini; lo scellino in 12 pence e, in più, la ghinea valeva 21 scellini. Sono rimaste invariate, invece, tutte le altre misure, tra le quali quelle di lunghezza (1 miglio=1609 metri) e quelle di capacità (1 pinta=0,456 litri).

Poi, ancora tanti suggerimenti e consigli sul galateo, sulle abitudini ed usanze, sullo snobismo (più al sud che a nord) e, in Londra, anche sugli strip-teases che ancora erano semisconosciuti qui da noi. Tra l’altro, le ricette più caratteristiche come il porridge, piatto caldo per il breakfast: una polentina d’avena cotta in acqua salata, e condita col latte. E il “haggis” scozzese, “gustoso” stufato di frattaglie (cuore, fegatelli, polmone ecc..) cotto insieme all’aveva, con salmone, aringa e gamberi del luogo (e, talvolta, anche whisky!) e … buon appetito!

Insomma, un manuale comprensibile e molto utile, il cui titolo era “Guida Moderne Fodor”, Valmartina Editore in Firenze, 1976, al prezzo di lire 7.000. Non c’è che dire: vecchiotta, vero? Ah, dimenticavo. La comprai agli inizi dell’estate del ‘77 a Montecatini, nell’edicola che si trovava alla destra dell’ingresso de La Pace. Era gestita da un signore piuttosto anziano, acculturato, e che teneva, in vetrina, anche libri, credo uno dei pochi a quei tempi. Fu proprio lui che me la consigliò, e gliene sono ancora grato.

In realtà, la usai poco, ma mi fu fedele amica in un lungo viaggio attraverso la Francia, l’Inghilterra, il Galles e la Scozia. Con una nuova 127 blu ceruleo, zeppa di valigie, nastrini musicali e d’entusiasmo, girovagai per buona parte della Gran Bretagna, con spensieratezza e felicità, e la guida a sinistra non mi dette nessun problema. Era l’estate del 1977, e quello fu il mio lontano e romantico viaggio di nozze. Ma, la Bruna … La Bruna? La Bruna c’era, c’era