di Stefania Berti
Questo è il terzo articolo che scrivo per gli amici del Calcetto dei Campioni, un gruppo di sportivi nato nel 1982 che due volte a settimana, con qualsiasi condizione meteo, indossa scarpini e divise e si ritrova per la partita serale alla Pineta di Uzzano. Il primo mi fu “commissionato” nel 2015, per celebrare un bel momento, la cena di fine anno e la tradizionale attribuzione dei riconoscimenti: miglior giocatore in campo, migliore visione di gioco, premio alla carriera ecc. Il secondo lo scrissi nel 2019, per un’occasione più triste. Era mancato da poco tempo uno dei giocatori storici del gruppo, Maurizio Zei, e gli amici lo avevano voluto ricordare con una partita e un brindisi.
Non avrei mai pensato che il terzo articolo da scrivere riguardasse in qualche modo me.
Venerdì sera i ragazzi del calcetto – li chiamo ragazzi ma molti di loro hanno l’età per essere padri e nonni – hanno organizzato una partita per un amico che se ne è andato all’improvviso due mesi fa. Un amico che quando poteva li raggiungeva, anche se quest’anno gli era più difficile, perché lavorava a Torino e tornava poco a casa, e quando tornava preferiva stare con la sua famiglia. Ma ogni tanto si faceva vedere al campo; si lamentava di essere fuori forma, di non giocare da tanto tempo, eppure correva come un ragazzino e faceva tanti goal. Aveva giocato con loro proprio pochi giorni prima di morire, un lunedì sera; se ne è andato dopo una settimana, per qualcosa di fulminante che ancora non ha un nome.
Aveva compiuto 50 anni da pochi mesi.
Si chiamava Samuele, era un vigile del fuoco, caposquadra da pochi mesi.
Gli volevamo bene in tanti.
Ero sua moglie. Era il padre di Diego e Nora.
Luca Del Ministro, uno degli storici membri del gruppo, ha avuto l’idea di organizzare una partita e una donazione per ricordarlo. Ha chiamato i giocatori di ieri e di oggi, tanti amici, i colleghi, i familiari. In partita sono entrati tutti, chi pochi minuti, chi di più: ogni metro di corsa, ogni goccia di sudore, ogni tiro in porta, sono stati un modo per ricordare che la vita va avanti e che il loro amico in qualche modo era lì con loro.
Non vogliono sentirsi dire grazie, ma è la prima parola che mi viene in mente quando penso a tutti loro e all’affetto di cui hanno circondato quello che resta della sua famiglia.
Quindi grazie a tutti, di cuore. Stefania