La Procura della Repubblica ha reso noto con un documento e in conferenza stampa i particolari dell’attività d’indagine denominata “Coffee break” che ha avuto per oggetto gli appalti di opere pubbliche a Uzzano e Pescia, dal 2014 al 2020.
Complessivamente gli indagati sono 42 e 44 i capi di imputazione. I reati contestati sono la corruzione, istigazione alla corruzione, turbativa d’asta, concussione, peculato, sub appalto non autorizzato, frode nelle forniture e falso ideologico.
Gli inquirenti hanno accertato una sproporzione nell’attribuzione degli appalti a favore di alcune imprese, sia per gli importi che per il numero degli appalti. Gli appalti venivano conferiti in violazione del principio di rotazione. Negli appalti sotto soglia venivano invitate imprese compiacenti che poi non presentavano offerte. Negli appalti sopra la soglia le offerte venivano presentate ma dalle intercettazioni è stato accertato che le imprese compiacenti si accordavano per fare offerte a vantaggio dell’impresa che doveva vincere l’appalto.
Un altro tipo di contestazione riguarda gli appalti conferiti in “somma urgenza”. Una urgenza che in realtà non sussisteva, ma che consentiva ai pubblici ufficiali di Pescia ed Uzzano, di conferire gli appalti senza troppi adempimenti burocratici, in modo veloce confidando evidentemente nella “sordina”.
I contatti tra le imprese che hanno corrotto o beneficiato della corruzione, ovvero Costruire srl, Coesco srl, Esmoter Costruzioni srl, Euroedil snc, General works e Diddi Dino e figli srl, e i funzionari pubblici (a Uzzano il responsabile dell’area tecnica, a Pescia il responsabile dell’area opere pubbliche e protezione civile) era un intermediario che partecipava all’accordo corruttivo e ne traeva beneficio economico.
La “mazzetta” variava tra il 3% e il 5% dell’importo della gara, per lo più versata in contanti. “In un’occasione si è tradotta in lavori effettuati gratuitamente in casa di uno degli indagati”. “Organigramma criminale”, l’ha definito il Procuratore della Repubblica Tommaso Coletta. “I soggetti si ritrovavano spesso nei parcheggi di autogrill”.
A Uzzano l’inchiesta ha riguardato 14 appalti tra il 2018 e il 2020 per lavori cimiteriali, lavori stradali e di risistemazione delle scuole. A Pescia ci si è concentrati su 11 appalti tra il 2019 e il 2020 (lavori stradali e riduzione degli smottamenti in somma urgenza). “Facile immaginare che la pratica criminale fosse in uso già dal 2014”.
Nessuna responsabilità degli amministratori. In carcere sono finiti i due funzionari, l’intermediario e cinque imprenditori.
Nell’attività d’indagine gli inquirenti hanno utilizzato intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ufficio comunale di Pescia e nell’auto di un imprenditore dove con ogni probabilità avveniva anche il pagamento della mazzetta.
I sostituti Procuratori De Gaudio e Serranti hanno anche detto che, “dalle intercettazioni telefoniche è emerso anche che, in un’occasione, l’imprenditore si domandava se si fosse dimenticato di aver pagato la tangente. “Nel dubbio, meglio pagare due volte”, dice. In un’altra è stato accertato che l’intermediario ha fatto la “cresta” all’insaputa del corruttore e del corrotto”. Gli indagati erano certi che gli investigatori non avessero i mezzi tecnologici per ascoltare le loro conversazioni. C.P.