Il consigliere Oliviero Franceschi ha preso carta e penna e scritto ai componenti dei comitati di Collodi, Ponte All’Abate e Veneri denunciando i rischi di un’eventuale vendita del depuratore di Veneri senza che siano fissati dei paletti invalicabili.
Con la vendita, “a Villa Basilica arriveranno soldi e possibilità di costruire nuovi posti di lavoro, a Pescia (e a voi in particolare) rimarrà un fiume putrido in estate e rifiuti di quelle lavorazioni da depurare a Pescia”.
“Con la vendita del depuratore a Pescia arriveranno circa 2,3 milioni di euro che scompariranno nella voragine dei debiti da ripianare. A rimanere sarà soltanto un fiume in secca durante l’estate (non certo profumato) e traffico pesante in aumento nel tratto Collodi-Veneri, a Veneri l’aumento dei fanghi da depurare, visto l’annunciata implementazione del depuratore e dei nuovi insediamenti produttivi a monte, e ancora, montagne di residui da smaltire in più, non avendo ben capito in che modo e dove”.
Franceschi auspica che nel bando di vendita del depuratore “siano fissati dei paletti invalicabili, come ripristinare le condizioni ambientali di quando fu costruito quel depuratore, cioè, mettere in funzione la tubazione che da Veneri manda l’acqua depurata a monte, garantendo la vita del fiume e la vita stessa dei centri produttivi”.
Oppure “che i fanghi che tutt’ora vengono estratti dalla depurazione, non trovino assolutamente soluzione di smaltimento o altro, sul territorio di Veneri e dintorni, visto che sento parlare di soluzioni ecologicamente compatibili. L’assoluta perdita di controllo dopo la vendita di quell’impianto non ci mette al riparo da futuri insediamenti di cui non conosciamo ne l’utilizzo ne l’eventuale impatto sul territorio”.