Cartiere Magnani. Da Napoleone al sequestro, il triste declino

Originari di Imola, dove erano già industriali della carta, a metà del ‘700 i Magnani si trasferirono a Pescia. Giorgio, considerato il capostipite pesciatino della famiglia, acquistò e subito ristrutturò due cartiere: la Cheli e La Torre. Alcuni anni dopo, era il 1783, Giorgio ne costruì un’altra, grande e moderna, che chiamò Al Masso, situata a metà strada tra San Lorenzo e Pescia.

Fin dall’inizio del ventesimo secolo, la Cartiera Magnani cominciò a produrre banconote e carte valori per moltissime banche centrali, in primis la Banca d’Italia, ma anche per moltissime altre in Europa, Sud America e Asia.

Durante il XIX e il XX secolo artisti come Picasso, De Chirico, Guttuso, Annigoni, Maccari, Bueno, Guarnieri, Morandi e scrittori come D’Annunzio e Giusti così come molti altri hanno incaricato le cartiere Magnani di produrre le carte per i loro studi o per i loro lavori, spesso con filigrane personalizzate usate come segno distintivo di riconoscimento.

Addirittura Napoleone Bonaparte nel 1810 scelse questa carta pregiata per le sue partecipazioni di nozze. E, in anni più recenti, la fornitura di carta filigranata usata per la realizzazione del libro su Canova: il regalo istituzionale del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai partecipanti del G8 dell’Aquila.

L’azienda andò in crisi alla fine degli anni ’80 quando la famiglia Magnani, per la mancanza di ricambio generazionale, cedette l’attività alle Cartiere Miliani Fabriano. Da almeno una decina di anni, la struttura di Calamari è abbandonata. La tradizione cartaria è portata avanti dall’Impresa Sociale Magnani Pescia.

Per maggiori informazioni su I Magnani, leggi l’articolo di Alessandro Birindelli