Partito Democratico, “vendere il Mefit per ripianare casse”. Salvaguardare area commerciale

Il Partito Democratico di Pescia dice la sua sulla “sentenza” della Corte dei Conti e sul possibile dissesto finanziario del Comune.

“Nelle settimane scorse la Corte dei Conti ha bacchettato l’Amministrazione a fronte di una gestione contabile prossima al dissesto finanziariodell’Ente Locale, da rimandare in primis a un uso, per così dire, “allegro” della cosiddetta anticipazione di tesoreria. Successivamente, pochi giorni fa, la stessa ha concluso, dobbiamo prenderne atto, offrendo all’Ente ampi margini temporali per raddrizzarne la gestione finanziaria, fissando il prossimo giorno X al 30 giugno 2021.

Nel tentativo di porre rimedio a quella che la Corte aveva definito “l’incapacità dell’Ente di far fronte ai propri pagamenti”, Giurlani e i Suoi hanno promesso un piano di rientro che prevede, tra le altre cose, la vendita delle azioni detenute in Acque S.p.A., attraverso il Consorzio COAD.

Noi del Partito Democratico saremmo contrari alla dismissione di una partecipazione ritenuta strategica per il territorio tutto, pur dovendo ammettere che da qualche parte si dovrà iniziar a far cassa e che il tema richieda un serio approfondimento, onde evitare, per paura di alienare e liquidare, di ricadere in una più incisiva gestione delle entrate tributarie, di cui i cittadini, quelli non evasori, non avrebbero certo bisogno in questo momento storico.

Piuttosto, c’è da dire che la situazione finanziaria del Comune potrebbe essersi aggravata o quantomeno potrebbe aggravarsi in futuro per le acquisizioni di Mefit e piscina Marchi. Immobili che necessitano di manutenzioni importanti e costose. E inoltre, in futuro, potrebbero pesare sulla amministrazione ordinaria, le contrazioni e le rinegoziazioni dei mutui.

Se davvero il Sindaco ha a cuore la comunità pesciatina ed il suo territorio, con o senza di lui, prenda piuttosto in seria considerazione la vendita del Mercato dei Fiori Mefit, pur concordando con i potenziali acquirenti la salvaguardia dell’area di vendita per produttori e commercianti.
Lui stesso ha più volte affermato che il futuro della struttura dipende dalla sua multifunzionalità, dunque da una partnership con imprenditori privati, ma ad oggi, diciamocela tutta, nessuno si è fatto ancora avanti. D’altronde chi ha voglia di investire soldi privati, e quanti, in una struttura di proprietà pubblica?

Dalla vendita della struttura, all’interno della quale, lo ripetiamo, dovranno essere trovati modi e spazi per garantirne anche la destinazione d’uso al commercio dei fiori e delle piante, si potrebbe ricavare, se non tutto, una buona fetta del denaro necessario per sistemare le casse comunali, obiettivo richiesto dalla Corte dei Conti. Tutto questo, naturalmente, con la partecipazione delle associazioni di categoria e gli operatori”.