Fabrizio Silei, pesciatino, è uno scrittore di romanzi per bambini, ragazzi e giovani adulti, tra i più bravi in Italia e nel mondo.
Tra le sue opere più famose vi sono Se il diavolo porta il cappello, La doppia vita del Signor Rosemberg, Bernardo e l’angelo nero.
Il libro L’Autobus di Rosa, ispirato alla storia dell’americana Rosa Parks, è stato tradotto in quindici lingue e portato in scena in diversi teatri italiani, con il patrocinio di Amnesty International.
Ha vinto due volte il Premio Andersen, il più prestigioso riconoscimento italiano. Nel 2012 con il libro Il bambino di vetro nella categoria 9-12 anni. E nel 2014 come miglior scrittore italiano.
Fabrizio, riesci a cogliere qualche spunto positivo dal “coprifuoco”, o lockdown, cui siamo costretti in queste settimane?
Sì, possiamo finalmente provare a rallentare, riscoprire la straordinarietà delle cose semplici.
Questa del Covid pur trattandosi di una tragedia e un’emergenza dalla quale dobbiamo liberarci in qualche modo, è una grande occasione per tutti noi e per le famiglie.
Passeggiare nel bosco, fare una torta con la mamma, leggere un buon libro, realizzare giochi con materiali riciclati, raccontare ed ascoltare le storie di ognuno intorno al fuoco, sono tutte cose per le quali non abbiamo mai tempo.
Con il lockdown il tempo c’era, per esempio per fermarsi a vedere gli anziani della famiglia sotto un’altra luce, provare a chiedere la loro storia, che è anche la nostra storia, per ritrovare un’identità propria, diversa da quella globalizzata cui spesso i giovani di oggi sembrano condannati.
E poi…
…riscoprire la dimensione della noia. Basta con gli impegni a ripetizione. Basta con l’ansia da prestazione. Impariamo ad annoiarci. La noia, nei bambini soprattutto, libera creatività, pensiero, poesia, musica, letteratura…
Ridurre stress e tensioni e ci aiuta a coltivare nuove idee.
Come hai reagito alla decisione del presidente del Consiglio Conte di chiudere cinema e teatri per contenere la diffusione del contagio? Un colpo alla cultura, no…
“Credo sia stata una decisione improvvida. I cinema ed i teatri sono luoghi sicuri, soprattutto ove si riesce a mantenere le distanze e coordinare le entrate in sala.
Vedere film o spettacoli teatrali fa sentire le persone meno recluse o sole. E, anche solo per un paio di ore, mettere da parte la paura e la minaccia per l’emergenza sanitaria.
Ancora una volta si è dimostrato che, ahinoi!, la cultura è sempre la Cenerentola, il settore più trascurato e maltrattato.