Nella notte tra martedì e mercoledì si è spento Giovanni Donnini, Nino.
Aveva 97 anni. Alla moglie Renata e a tutta la famiglia vanno le condoglianze della redazione de il Cittadino e di un’intera comunità, quella pesciatina, che ha apprezzato le qualità umane e professionali.
L’ultimo saluto sarà giovedì, alle 15 in Duomo, la sua chiesa.
Giovanni era uno degli artigiani storici della nostra città. Punto di riferimento del commercio locale; tutti i pesciatini sono entrati almeno una volta nella sua bottega perdendosi fra le centinaia di casseruole, pentole, oliere, padelle, tegami che produceva lui stesso a mano. Senza esagerare, sono migliaia le case che custodiscono almeno uno dei suoi articoli.
Fra le sue creazioni, due acquasantiere per Papa Giovanni Paolo II e Sandro Pertini, lo scaldino che fu donato a Roberto Benigni in occasione dell’uscita del film Pinocchio ma anche il Piatto con impresso il Delfino che accompagna il gonfalone del Palio dei Rioni di Pescia.
Nino era un amico de il Cittadino, ne fu tra i primi sostenitori negli anni ’90. Ricambiava a Sergio stima e simpatia. Amava la sua città, Pescia, pur senza risparmiarle critiche o rimproveri.
IL RICORDO DEL CARO NIPOTE FRANCESCO “Mio nonno era detentore di un’arte ormai scomparsa, chiunque lo ricorda davanti al suo amato tornio, con in mano uno dei suoi amati ferri, impegnato a piegare la lastra solo con la forza del corpo, un’attività che ha continuato a fare, con vitalità e passione, fino a novantadue anni.
Nino ha attraversato un secolo di storia, ed era uno degli ultimi testimoni di un tempo che ormai esiste solo sui libri. Nato in Francia, tornato a vivere a Pescia nel 1935, aveva vissuto in prima persona eventi che raccontava rifacendosi ricordi lucidissimi: i giochi fra ragazzini sulla Pescia, i bombardamenti, l’arrivo degli americani, i balli al Pacini, il militare a Torino, dove fu spettatore dell’incidente di Superga, l’incontro con la moglie Renata, le lotte sindacali.
Iniziò come operaio nella fabbrica Bartolommei, dove imparò a lavorare i metalli, per poi decidere di aprire un’attività propria, che negli anni si è fatta conoscere in Italia e nel mondo.
Ogni giorno, per cinquant’anni, ha aperto le porte della sua bottega, ha creato i suoi prodotti, ingegnandosi, inventando strumenti diversi, improvvisando soluzioni con quell’ atteggiamento mentale che ricalca alla perfezione l’immagine del vero artigiano, così come il suo aspetto, piccolo ma forte e agile. L’artigiano, diceva lui, è “l’arte di arrangiarsi”. Detestava essere chiamato “maestro”, peggio che mai “artista”, perché Nino era una persona concreta e lo rivendicava con orgoglio.
Ma la totale dedizione alla bottega non gli aveva impedito di coltivare altre passioni: amava andare a sciare e intorno ai sessant’anni aveva iniziato a fare Karate, arrivando a vestire la cintura blu.
Pescia ha perso un pezzo di storia, come dimostrato da amici, parenti, conoscenti che hanno voluto portare il loro saluto.
Ciao Nino, come dicevi sempre tu: “fai ammodo”.