Patate contro cinghiali. Vincono gli ungolati. Il caso di un agricoltore

Semina 10, per ottenerne 80, ma ne raccoglie 5. Sono i numeri, in quintali, dell’annata delle patate per il podere di Baldi Luciano, che insieme alla moglie Mega Rocca, conduce l’azienda agricola sulle colline di Pistoia. I 75 quintali di differenza sono dovuti all’opera dei cinghiali.

Un bel podere di mezza collina –spiega Michele Bellandi, responsabile tecnico di Coldiretti Pistoia- che rappresenta l’ossatura del nostro territorio, contribuendo al mantenimento idrogeologico, è messo in ginocchio dall’eccesso di animali selvatici che fanno danni. Mangiano le produzioni agricole e danneggiando il terreno e le stesse reti metalliche, che non bastano a arginare cinghiali, caprioli, istrici e cervi”.

“Dopo le patate, l’uva, le ciliegie, i fagioli, ortaggi ora cominciano a mangiare le nostre castagne, la cui produzione ancora risente del cinipide. Se una volta producevamo ben 20 quintali di farina di castagne, oggi raccattiamo le castagne come fossero funghi. Quelle che nascono, appena cadute a terra, infatti, sono mangiate dai cinghiali”.

“È drammatico –spiega Michele Bellandi- come un potenziale produttivo, in un contesto vocato all’agricoltura di qualità sia messo in ginocchio dall’eccesso di ungulati. Non ci sarà ricambio generazionale in queste terre se, oltre alle incertezze climatiche, il reddito di impresa rischia di finire in bocca ai cinghiali. Ogni scrofa partorisce un paio di volte all’anno, concependo fino 10/15 cinghialini. Una lotta impari, nonostante gli abbattimenti”.

I cinghiali sono dappertutto ed in numero esorbitante: in Montagna, in Valdinievole, sul Montalbano, in pianura, sulle strade e ormai pascolano anche davanti alle scuole.