La Pescia, come la Pesa, la Lima o la Cecina. Fiumi o affluenti maschili declinati al femminile, perché?
“Un fiume –spiega Massimo Fanfani dell’Accademia della Crusca al quotidiano La Nazione– non si fonda su un genere “reale”, l’uno o l’altro sesso. I nomi dei fiumi per lo più risalgono alla notte dei tempi e dipendono da vari fattori remoti sesso non facile da giustificare”.
“In origine –spiega l’Accademico– è probabile che ci si orientasse verso un nome femminile quando si vedeva nell’acqua del fiume una fonte di vita e un simbolo di fecondità. E al contrario, verso un nome maschile quando si avvertiva come preponderante la potenza e l’impeto del flusso della corrente”.
“Fra i nomi dei fiumi italiani prevalgono i maschili, soprattutto quando si considerino i grandi fiumi e specialmente quelli che sfociano in mare: Tagliamento, Adige, Po, Reno, Tevere, Arno, ecc.. Ma fra i fiumi sfocianti in mare che un tempo erano femminili e che in certi casi lo sono ancora, vanno pure ricordati Piave, Brenta, Marecchia, Pescara, Cecina, Magra”.