A Natale, Dio diventa un volto. “Fino a quando Signore potrai dimenticarmi?”

Foto di Claudio Minghi

Il messaggio di auguri di Monsignor Roberto Filippini ai fedeli della Diocesi

“Forse perché, in questi tempi di Natale targato Covid, siamo costretti a nascondere il volto e le maschere d’ordinanza ci rendono tutti inespressivi, velando i sorrisi e le malinconie, ho sentito quanto mai adeguati questi versi di Didier Rimaud S.J.

Fino a quando Signore potrai dimenticarmi?

Fino a quando mi nasconderai il tuo volto?

Fino a quando avrò l’animo in pena

e ogni giorno, un cuore senza gioia?

            Non essere più          

            soltanto una parola, o Dio:

            diventa un volto per noi!

Guarda e rispondimi, Signore!

Lascia che i miei occhi vedano la luce.

Salvami dal sonno della morte;

che i miei nemici non ridano di me.

            Non essere più          

            soltanto una parola, o Dio:

            diventa un volto per noi!

Io me ne sto al sicuro nel tuo amore,

il mio cuore è in festa, perché tu mi salvi;

canterò, canterò al Signore

per tutto il bene che mi ha voluto.

            Non essere più          

            soltanto una parola, o Dio:

            diventa un volto per noi!

Non è certo un’impresa da poco mettersi in gara con i salmi biblici, ma al gesuita francese, liturgista e poeta, non è mancato l’ardimento e ha superato la prova con finezza ed estro. Ha ripreso dal salterio lo schema frequente del lamento-invocazione-lode, e genialmente ha proposto un ritornello che sorprende il lettore e dopo un attimo di spiazzamento, lo conquista. Desta stupore e cattura, quel rivolgersi a Dio per chiedergli di non essere solo una parola!

Dio, parola invocata all’infinito in formule rituali o gridata in esclamazioni disperate, usata ed abusata in prediche e in conferenze; una parola che unisce e che divide miliardi di persone, che fornisce identità contrapposte micidiali, senza sapere alla fin fine quale sia il suo significato reale e addirittura se vi sia veramente una realtà che le corrisponda. Dio è soltanto una parola? È una cifra misteriosa che dovrebbe spiegare il senso di tutto ciò che è, oppure è un suono vuoto che camuffa l’abisso pauroso del nulla?

Con questo inquietante dilemma, l’Antico Testamento è tutto attraversato dal desiderio di vedere il volto di Dio e di trovarsi alla sua presenza, di continue richieste perché non lo nasconda, sdegnato del suo popolo (Dt 31,17; 32,20; Is 8,17) e perché invece lo mostri, misericordioso e benevolo. Il devoto ebreo fa di tutta la sua vita una costante ricerca del volto del Signore (Sal 27,8): “cercate sempre il suo volto” si legge nel Salmo 105,4, nonostante si abbia il timore di esserne folgorati (Es 3,6;), nella consapevolezza che nessuno può contemplarlo direttamente e rimanere vivo (Ez 1,28)!  Allo stesso Mosè che poteva presentarsi davanti a Lui in colloquio amichevole, Dio concede tutt’al più di mostrargli le spalle (Es 33,23)!

“Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato” (Gv 1,18). La conclusione del prologo giovanneo ribadisce il mistero e l’enigma divino, ma proclama con gioia squillante chi lo ha risolto: Dio non è più soltanto una parola, è diventato un volto! Anzi, sempre secondo Giovanni, in Gesù “la parola si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”: Gesù, la parola divina dal volto umano. È ciò che celebriamo a Natale. Dio esce dalla nube oscura ed accecante della sua gloria impenetrabile e si fa incontrare nell’uomo di Nazareth, il Figlio eterno che nella sua esistenza terrena ci ha narrato tutto del Padre, sul cui volto si è specchiato il volto di Dio: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14, 9). Fissiamo dunque lo sguardo su di Lui: è’ il volto divino della tenerezza e della misericordia di chi ha perdonato persino i suoi persecutori, è il volto della compassione e della speranza di chi si è chinato sui malati e gli agonizzanti, è il volto della condivisione e della gratuità di chi ha spezzato il suo pane e la sua vita per rendere tutti gli uomini fratelli. Carissimi in questa notte triste senza volti, contempliamo il volto di Gesù Bambino, è il volto dell’amore che ci offre il suo sorriso e la sua pace.

Buon Natale a tutti voi!

+Roberto, Vescovo